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Alessandro Orzes: una storia cominciata dietro ad un bancone

Storie al bar è uno spazio dedicato a voi barman e baristi che da sempre lavorate dietro al bancone e a stretto contatto col cliente. Oggi scopriamo la storia di Alessandro Orzes, che ci racconta le sue prime esperienze di barman ed i successi professionali.

Storie al bar nasce da un’idea di Peppino Manzi. Da molto tempo Peppino aveva in mente questo progetto per dar voce ai suoi ex giovani apprendisti barman del Cluny Piano American Bar e ai suoi ex allievi di scuola divenuti poi professionisti, poi aperto anche a tutti i barman, che potessero ricordare i primi anni della loro carriera delle vostre storie, delle vostre esperienze e lanciare un messaggio d’incoraggiamento ai giovani futuri barman.

“I desideri ci spingono a fare delle scelte significative per il futuro della nostra vita ed è quello che mi è successo. A quattordici anni e con il desiderio comune a tanti adolescenti di comprarmi un motorino, chiesi a mio padre un aiuto. Secondo di tre fratelli e con una sola entrata economica in famiglia era impensabile che i miei genitori potessero accontentare il mio desiderio, ricordo ancora a sua risposta; se vuoi questa estate puoi andare a lavorare e con il tuo guadagno comprare quello che vuoi.

E fu’ così che girovagando in bicicletta con i miei amici vidi un cartello appeso alla serranda di un bar con la scritta “Cercasi Personale”, era un bel locale sulla passeggiata di Bellariva di Rimini, ne parlai con i miei genitori, avevo solo 14 anni, così che mio padre chiamò il proprietario per un incontro. Feci un colloquio con il titolare e fui subito assunto per quello che per me era chiaramente il mio primo vero lavoro.

Poca cosa pensandoci ora, ma avere un vero impegno, indossare una divisa, rispettare degli orari e i colleghi mi diede subito la sensazione di aver scelto, anche se casualmente, la mia occupazione. Passai tutta l’estate lavorando, a settembre avevo i soldi per l’acquisto del motorino, una grandissima soddisfazione!! La sorpresa fu la primavera successiva quando il titolare del bar mi chiamò per sapere se volevo tornare a lavorare per lui, questa volta con un ruolo di più responsabilità, davvero una gratificazione che mi rese molto orgoglioso.

Questa seconda stagione mi fece capire che anche se giovanissimo amavo quel lavoro. Era una gioia lavorare e non mi pesava non stare con gli amici, non andare al mare così presi la decisione assolutamente non condivisa dai miei genitori di lasciare l’istituto tecnico che frequentavo per iscrivermi scuola alberghiera. La scelta era dettata dal desiderio che sarei voluto diventare un barman, non esisteva una scuola dedicata esclusivamente a questo mestiere e mi iscrissi quindi ad un corso professionale di Sala-bar in un istituto con convitto che era poi un hotel a tutti gli effetti con tanto di portineria, cucina, bar e tutti i servizi legati al mondo alberghiero.

Ero contento, durante l’anno scolastico si alternavano settimane di pratica a settimane di teoria il tutto con un protocollo che rendeva partecipe gli allievi in tutte le fasi di una buona gestione dell’istituto. In primavera venni chiamato unitamente con un mio compagno di classe di Bologna dal preside della scuola, ci chiese se ce la sentivamo di andare a fare una stagione estiva in sala presso il Grand Hotel Doge di Milano Marittima, accettammo senza riserva e con molta soddisfazione. Era il 1977 e così partimmo per questa nuova esperienza lontano da casa, erano pochi chilometri (io vivevo a Rimini) ma fu comunque un piccolo trauma visto la mia giovane, mi si prospettava un’esperienza bellissima dal punto di vista professionale. Avevo lasciato il servizio del Bar per dedicarmi alla sala anche se non disdegnavo nel propormi ad aiutare il barman durante gli aperitivi e le serate a tema, era una grande occasione per imparare i segreti del mestiere al fianco di un grande professionista.

Al termine del biennio della scuola alberghiera decido di partire per l’Inghilterra, un viaggio che avrebbe cambiato decisamente la mia vita e le mie visioni su questa affascinante professione. Giovanissimo iniziai questa affascinante avventura in un fantastico hotel a 5 stelle di Bournemouth (GB) dove oltre a lavorare riuscivo anche a frequentare una scuola di lingua per stranieri che mi diede modo di integrarmi nella vita sociale della piccola cittadina Inglese, capii che la strada che avevo intrapreso era davvero quella giusta. Al ritorno in Italia rientro a Milano Marittima per l’ennesima stagione lavorativa, questa volta con le mansioni di “Chef de Rang”.

A fine stagione la partenza per Monaco di Baviera per una esperienza in un rinomato ristorante della città Bavarese dove oltre affinare la lingua imparo la notevole differenza tra il servizio di una sala da pranzo dell’hotel e quello di un raffinato ristorante. Nel 1980 il direttore del Grand Hotel Doge dove avevo già lavorato per due stagioni mi propone di fare un salto di qualità, era a conoscenza del mio amore per il bar e mi propose il prestigioso ruolo di barman dell’hotel. Le mie conoscenze erano decisamente buone ma il ruolo proposto era certamente di qualità e responsabilità superiori.

Decisi di iscrivermi ad un corso per Barman, la fortuna mi venne incontro visto che capitai proprio in un corso avanzato che vedeva come docente il barman Peppino Manzi, il padre di tutti i barmen, figura iconica del mondo del bere miscelato e vero pozzo di scienza con innumerevoli nozioni di merceologia e grandi competenze comunicative. Fu davvero uno slancio che mi aiutò molto nelle stagioni successive. A Milano Marittima cerano due le realtà che mi affascinavano in modo particolare per stile ed eleganza, una era l’hotel Mare e Pineta, un elegante albergo ameno dal fascino d’altri tempi che mi incuriosiva per stile e classe, dove mi soffermavo spesso a guardare tra la siepe per spiare gli ampi saloni e i servizi che offrivano. L’altro era il “Cluny Bar” proprio del maestro Peppino Manzi, un elegante American Bar situato nel centro della rinomata località Romagnola dove un elegante pianista allietava gli ospiti che sorseggiavano raffinati cocktails e esclusivi distillati.

Le bottiglie di champagne erano all’ordine del giorno e la fila di ordinati tavolini all’esterno del locale erano affollati di una elegantissima clientela internazionale che era l’orgoglio di Milano Marittima.

la splendida collezione di anfore pubblicitarie di Orzes

Nella mia vita professionale è poi arrivata l’A.I.B.E.S. (Associazione Italiana Barmen e Sostenitori) per me un vero credo, una seria struttura associativa che raccoglieva l’eccellenza del bere miscelato, in un secondo tempo diventai anche socio U.B.S.M. (Unione Barmen San Marino), altra realtà associativa ma a carattere più locale.

Il proseguo della mia carriera si è poi alternato tra ruoli di organizzazione di sala e di bar, mi sentivo decisamente a mio agio in entrambi i reparti e questa mia attitudine ad ricoprire entrambi i ruoli mi ha portato nel giro di qualche anno a raggiungere la qualifica di “Food& Beverage Manager”. Sempre attivo nelle varie associazioni di barmen, Maître e sommelier ho a lungo promosso con successo la vita associativa, vera occasione di incontro e confronto con colleghi ed amici nel difficile mondo della ristorazione. L’ultimo importante “Step” di questa mia felice carriera è stato il passaggio alla direzione d’albergo.

Storicamente i dirigenti arrivano dal reparto amministrativo o contabile, per me invece l’opportunità è arrivata nonostante venissi dal reparto riguardante la ristorazioni in tutte le sue molteplici sfaccettature. Sono stato sempre supportato dalla mia splendida famiglia che mi ha sempre sostenuto anche nelle difficili decisioni e sulle scelte professionali che mi sono spesso trovato a prendere.

My dream
1/4  di  tequila
2/4  di succo di arancia  e ananas
1/4 di Cointreau 
Gocce di lime
Bottone di granatina

Ora l’asticella dei miei obbiettivi ha raggiunto l’apice e io sono pienamente soddisfatto dei risultati che costantemente mi prefiggo e posso davvero ritenermi appagato per questo mio straordinario percorso lavorativo.

Ci vorrebbe molto tempo per ripercorrere tutti i gradini che compongono la mia felice carriera ma una cosa è certa, il bar ha avuto un ruolo davvero importante perché come in tutte le cose chi ben comincia…….

QUI PUOI SCARICARE E LEGGERE IL PROFILO PERSONALE DI ALESSANDRO ORZES

Questa rubrica vuole essere una sorta di contenitore delle vostre storie di vita ed anche delle vostre ricette più importanti. Di volta in volta daremo spazio ad un barman che racconterà la propria storia umana e professionale e che ci dirà, con un aforisma, il suo modo di vedere questa straordinaria professione.

Gli articoli saranno pubblicati qui su bar.it
Per ogni articolo, appunto, troverete foto del barman aforisma e una sua ricetta “cavallo di battaglia”.
Alla fine di questo percorso, raccoglieremo tutte queste esperienze in un volume: “Storie al Bar” e-book e cartaceo.

Se volete raccontare anche voi la vostra storia e la vostra carriera, potete inviare una mail a bar@bar.it indicando come oggetto Storie al bar. Ricordate di:

Indicare nome e cognome, luogo di provenienza;
Allegare il file con le domande a cui rispondere per realizzare l’articolo (POTETE SCARICARE IL FILE QUI)
Scrivere l’aforisma che vi rappresenta
Allegare una o più foto che vi rappresentano negli anni di lavoro
Ricetta e spiegazione di un vostro cocktail con relativa foto

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