Da un’analisi di Unioncamere c’è un forte incremento di imprese birraie in Italia, che nel 2017 sono 963, con una crescita del 142,3%. Insomma in Italia è più amata la birra artigianale, il cui comparto vale ben 6 miliardi.
Le birre internazionali in Italia fanno fatica, come dimostrano anche i dati della recente ricerca di Unioncamere sulle imprese birraie italiane, che hanno avuto un forte incremento. Sono soprattutto imprese piccole, che hanno a capo giovani con poca cultura d’impresa e con pochi mezzi di crescita. La buona notizia è però che il mercato dell’artigianale in Italia ha risvegliato nei clienti la voglia di provare gusti e stili diversi. La cattiva notizia è però che le grandi multinazionali del mercato stanno pian piano acquistando piccole e medie realtà italiane, come nei casi di Birra del Borgo (acquistata da Ab Inbev), Birrificio del Ducato (il 35% è di Duvel-Moorgat), Hibu (acquistata da Heineken).
Per fare un quadro generale della situazione, diciamo che la regione con più birrifici è la Lombardia, che ne conta 105, di cui ben 26 a Milano. Poi Piemonte, con 62 imprese di cui 25 a Torino e a seguire il Veneto con 56 birrifici. Crescita anche al sud, con il Molise che ha 8 birrifici, la Basilicata 9 e la Sicilia ben 28. La regione con imprenditori con l’età media più bassa è il Lazio (40,5%), seguita dal Trentino (40,9%). Il dato nazionale vede però solo 2 birrifici su 10 gestiti da giovani, e solo 1 su 10 gestito da donne. Il Friuli Venezia Giulia e Toscana sono le regioni con la percentuale più alta di imprenditoria femminile nel settore birra (29,4% e 21,8%).
Ricordiamo che esiste una regolamentazione italiana della birra artigianale, che stabilisce che per piccolo birrificio indipendente si intende “un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui e la cui produzione annua non superi 200mila ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di birra prodotte per conto di terzi”.