Le piante di caffè ad altezza uomo, quindi alberi di mandarini sovrastati da piante di alto fusto: è la realtà colorata e ricca di vegetazione delle Shevaroys Hills, nello stato di Tamil Nadu situato nel sud della penisola indiana.
Sulla parte apicale di uno di questi rilievi, tra i 1300 e i 1600 metri di altezza, si trova la piantagione di Vellakadai della quale è proprietario Ramesh Rajah: qui si produce uno dei caffè certificati CSC – Caffè Speciali Certificati -, l’India Vellakadai, un arabica dalle caratteristiche molto interessanti.
È un caffè pulito in bocca, piacevole con il suo corpo deciso e le note persistenti di cioccolato; la dolcezza si accompagna a un’acidità delicata. Per questo è ottimo sia da bere in purezza sia da utilizzare come base per miscele espresso di alta qualità.
“Il colpo d’occhio è spettacolare quando gli alberi sono carichi di mandarini, che raramente in altre piantagioni si trovano accanto al caffè – afferma Enrico Romano, titolare di C.B.C. di Roma, una delle aziende del Consorzio che si è recato più volte sulle Shevaroys Hills -; è insolita anche la presenza di tanto verde: il terreno ha una notevole umidità naturale, di cui la qualità del caffè beneficia”.
Nei suoi viaggi ha incontrato e visitato la piantagione con Ramesh Rajah, discendente di una famiglia che da più di 50 anni si dedica al caffè e ne cura con particolare attenzione la qualità: il 100% della lavorazione è effettuata manualmente. La raccolta avviene tra dicembre e gennaio ed è realizzata dalla donne, che a fine giornata arrivano al centro di raccolta su dei camioncini: parlano e scherzano tra di loro prima di passare all’ultima fase: la selezione delle bacche migliori, che effettuano con una rapidità impressionante, accoccolate a terra, davanti alle ciliegie che hanno raccolto durante il giorno. Il prodotto è quindi lavato e asciugato al sole su un patio di mattoni. L’ulteriore verifica della qualità dei chicchi è affidata ancora all’occhio preciso e alle mani femminili prima di immagazzinarli nei sacchi di juta.
Al loro arrivo nei porti europei si effettua un ulteriore controllo: un campione di sbarco viene inviato agli assaggiatori che lo confrontano con un campione di caffè di raccolto: se la qualità del nuovo arrivo coincide con quella verificata alla fine del raccolto può proseguire il suo viaggio verso la torrefazione.
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