Claudia Carrozzi è una bartender di primissimo livello che ormai da qualche tempo lavora a Londra. L’abbiamo intervistata cercando di carpire alcuni suoi segreti, le sue prime esperienze e il sapore dei suoi cocktail.
Che cosa vuol dire per te essere bartender? E quanto è cambiato questo ruolo negli ultimi anni?
Essere bartender è miscelare un drink di emozioni… è la possibilità di creare ed esprimere te stesso stando sempre in buona compagnia. E’ come lavorare al teatro, siamo gli artisti e i protagonisti delle occasioni speciali dei nostri ospiti, è nostra la responsabilità di capire chi abbiamo davanti e creare un momento indimenticabile. Offrire un ottimo servizio, suggerire o creare un drink fatto apposta per il palato dei nostri ospiti non ha confini. Credo che finalmente possiamo avere molta più personalità sia al bar che in sala, e questo ci dà l’opportunità di creare un’esperienza differente per ogni ospite. I metodi di servizio sono cambiati, e la semplicità e creatività è spesso la cosa più apprezzata. Dopo il tracollo degli anni 90, dove il bartending era più concentrato sul flair, i drink venivano fatti con il sweet and sour in polvere, e serviti con appena una cannuccia, oggi i bartenders hanno riscoperto il vintage, non solo ribilanciamo le vecchie ricette datate 1800 ma con ricerche ed esperimenti al bar siamo straordinariamente tornati alle nostre origini con prodotti fatti in casa e “craft cocktails”, gli ingredienti freschi sono all’ordine del giorno, abbiamo molta più reperibilità delle materie prime e di attrezzature di ogni tipo, le spezie e erbe stanno ricolorando i nostri drink assieme ai loro aromi e sapori. Finalmente cominciamo ad avere la stessa reputazione e rispetto che ha uno chef, infatti, prima il bar era sempre lasciato indietro rispetto alla cucina, oggi siamo i protagonisti insieme agli chef e spesso lavoriamo insieme! In fin dei conti lo chef cucina con il fuoco, e si chiama cucinare, il bartender “cucina” con il ghiaccio e si chiama miscelare ed insieme possiamo creare sapori straordinari!
Quali ingredienti ami usare particolarmente nei tuoi drink e perché?
Come dicevo prima, sicuramente ingredienti freschi di stagione, a partire dalle spezie alla frutta e verdura, a succhi freschi appena spremuti, zuccheri naturali come demerara, miele, sciroppo di agave, succo di limone o lime freschi. Sono appassionata di healthy cocktails e dell’impatto che ha avuto la natura nelle nostre abitudini culinarie, cerco di usare il meno possibile ingredienti trattati, raffinati, o pieni di conservanti, il sapore è molto più fresco ed originale ed il prodotto è più sano e di buongusto; per ciò che riguarda gli altri ingredienti amo utilizzare un po’ di tutto, la scelta è basata sulla mia ispirazione del momento o sul progetto al quale sto lavorando, se mi sposto sul gusto personale, cerco di evitare qualsiasi ingrediente piccante o base di anice perché a me non piace ma ciò non vuol dire che la elimino totalmente dalle mie scelte.
Quali sono i cocktail che ami di più fare e perché?
Domanda difficile da rispondere… per me ogni drink ed ogni tecnica è speciale, mi diverto a fare un po’ di tutto. Dipende in quale bar lavoro e dall’atmosfera della serata, dal mio umore e dalla mia ispirazione… si spazia dalla creatività all’aperitivo classico!
Tre aggettivi per descrivere i tuoi cocktail.
Bilanciati, genuini, eleganti.
Qual è il tuo cliente ideale?
Il cliente che ama bere bene, che è curioso e appassionato di cocktails, ed è rispettoso del nostro lavoro.
Qual è il tuo rapporto con la cucina? Crei degli abbinamenti tra cibo e cocktail?
Sono figlia di una cuoca, e sfortunatamente a parte le conoscenze acquisite alla scuola alberghiera, inizialmente non sono stata molto vicina alla cucina, la cucina della mamma era sufficiente; poi sono partita per l’Inghilterra e lì ho dovuto imparare a cucinare… meno male avevo la mamma al telefono che mi guidava passo passo! Dal dover cucinare per sopravvivere la mamma mi ha trasmesso la sua passione per la cucina, infatti siamo molto simili nel nostro stile! Amo accostare il cibo insieme ai cocktails in ogni sua forma, scorporare un piatto e ricostruirlo in un bicchiere, per esempio un agnello arrosto con rosmarino tradotto in bartending io lo vedo come un Lamb fat wash Jonny Walker Red Old Fashion, con sciroppo di aglio, Bitters al pepe nero e aroma di rosmarino! Se poi scorporo gli ingredienti vedo le proprietà benefiche e curative che hanno individualmente. Un poco per caso ed un poco per forza mi sono avvicinata molto a questo argomento portandomi a fare esplorazioni dalla storia alla scienza, infatti una delle prossime masterclass che sto organizzando tratta l’uso delle erbe e piante dalla preistoria ad oggi e come siamo arrivati a preferire sapori “costruiti in laboratorio”, dimenticandoci il tesoro che ci offre madre natura. In fin dei conti si impara divertendoci… ancora di più se c’è qualche drink! Amo sperimentare cocktails canapè o creare un drink semplicemente da abbinare ad una determinata pietanza, l’aperitivo si fa con il cibo, perché non abbinarli? Un altro dei miei progetti del momento è masterclasses con cena abbinata a distillati; sembra strano ma credo che pasteggiare con una buona selezione di una determinata categoria di distillati è una bellissima esperienza anche se ancora poco comune!
Tre aggettivi con cui ami descriverti.
Timida ma estroversa, curiosa, determinata.