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Enzo Chionne: passato e presente di un vero barman

Enzo Chionne

Riassumere la carriera di Enzo Chionne in poche righe è difficile. Classe 1945, ha iniziato la professione nel ’59 all’Hotel Miralago di Castiglione del Lago. Nel ’61 si trasferisce ad Ancona, e nel ’69 inizia una serie di esperienze di lavoro stagionale tra Marche ed Abruzzo.

Nel ’72 Enzo Chionne inizia ad insegnare all’Istituto Alberghiero, e nel ’75 inaugura il Liz Bar ad Ancona, suo attuale posto di lavoro. In carriera ha partecipato a numerosissimi concorsi nazionali e regionali. Il 27 dicembre 2014 il Presidente della Repubblica gli ha conferito l’onorificenza di “UFFICIALE”. Lo abbiamo intervistato, parlando del suo passato, del suo presente e del suo futuro.

Enzo Chionne, quando e come è iniziata la sua passione per il mestiere di barman?

La mia passione per il mestiere di barman è iniziata da quando frequentavo le scuole medie a Castiglione del Lago (PG) la mia città natale.  Tutto è nato perché, per recarmi a scuola, passavo davanti ad un bar e rimanevo incantato dall’atmosfera che regnava nel locale (il barista che serviva i clienti, il cliente che faceva colazione, la chiacchierata fra clienti ecc).

Ora lei è un maestro di questo mestiere, ma chi sono stati i suoi maestri, e quali le sue esperienze più importanti?

I miei maestri sono stati i grandi barman internazionali Antonio Mazzoli, Rino Diani, Luigi Parenti, Vittorio Gozzi. Le esperienze più importanti sono state: la fiera Italia 2000 a Mosca svoltasi nel 1988 nella quale ero responsabile del food and beverage per tutto l’evento, durato quasi un mese. Tra le altre esperienze internazionali che ho vissuto, senza dubbio da ricordare quando ho rappresentato l’Italia come concorrente nel concorso Mondiale I.B.A. svoltosi a Toronto nel 1992. Quest’ultima esperienza è stata importante perché mi ha permesso di confrontarmi con altri barman a carattere mondiale.

Ci parli un po’ dei concorsi e dei ruoli che ha ricoperto
Nel 1968 mi affermo come barman più giovane d’Italia presente al Concorso Nazionale A.I.B.E.S. di S. Vincent; Nel 1970 vinco il Concorso Nazionale A.I.B.E.S. e nel 1978 vinco il Concorso regionale A.I.B.E.S. e mi qualifico terzo al nazionale. Ho partecipato al Concorso Nocino Fiera di Modena, al Premio Paissa, alla Stocktail alla Fiera di Milano. Dal 1980 al 1986 ho ricoperto la carica di Vice Fiduciario A.I.B.E.S. per la sezione di Ancona; dal 1987 al 1992 ho ricoperto la carica di Consigliere Nazionale A.I.B.E.S..

Nel 1988 sono chiamato a Mosca in occasione della fiera “Italia 2000” come responsabile del settore food beverage. Nel 1992 rappresento l’Italia al Concorso mondiale I.B.A. in Canada (città di Toronto) presentando un mio cocktail. Dal 1988 al 1994 ho ricoperto l’incarico di esperto per pubblici esercizi alla commissione R.E.C. della camera ci Commercio di Ancona. Tale incarico mi è stato riconfermato nel 1999 per 2 anni. Su incarico della Confcommercio di Ancona, facevo parte dei docenti al corso di abilitazione al R.E.C. per l’attività di Somministrazione al pubblico di alimenti e bevande. Tale corso è autorizzato dalla Giunta Provinciale di Ancona. Ho fatto parte della commissione pubblici esercizi del Comune di Ancona per l’autorizzazione rilascio licenze. Attualmente ricopro la carica di Consigliere F.I.P.E. della Confcommercio di Ancona, sono presidente provinciale di Ancona della “50&Più Confcommercio” e presidente regionale della “50&Più Confcommercio”.

In questa moda di vestirsi sempre più in maniera stravagante al bar, lei che insieme a suo figlio veste sempre in giacca bianca cosa vuol rappresentare? E cosa ne pensa dei suoi colleghi in t-shirt e pannelle sgualcite?

Io credo di rappresentare, insieme a mio figlio, il vero barman dietro ad un bancone di un american bar. Chi veste in modo stravagante, secondo me, potrà essere anche bravo, ma non rappresenta la reale figura del barman.

L’old Bartending ha ancora modo di esistere? E’ ancora il fondamento del mestiere del Barman?

Secondo me, le nuove leve che già si credono barman arrivati, dovrebbero ancora imparare molto nello stile e nel lavoro ascoltando i consigli dei “vecchi” che, credo, abbiano ancora molto da insegnare.

Ci racconti perché tempo fa, con Lei e Mazzoli, l’Aibes aveva un grande appeal mentre ora sembra aver perso un po’ del vecchio fascino?

Io penso che in quegli anni eravamo nello splendore dell’AIBES, dove il grande barman lo si trovava solo nei grandi alberghi ed in qualche american bar. Negli anni forse qualcosa è cambiato per adeguarsi ai tempi, non sta a me giudicare se giusto o meno.

Fra le sue molteplici attività (catering, conferenze, consulenze, la scuola e la sua stessa attività) quale un giorno lascerà, prima di abbandonare il bar?

Tutte le attività che ho svolto nella mia vita di barman vengono sempre dopo la mia creazione, che è il LIZ BAR. Quindi prima di abbandonare il mio “terzo figlio” lascio indietro il resto.

La vera grande soddisfazione è aver creato un figlio a sua immagine e somiglianza: ci dica un difetto, se c’è l’ha, e un pregio che lo contraddistingue?

Ho cercato nel modo miglior possibile di insegnare a mio figlio Alessandro cosa vuol dire amare questo lavoro, un lavoro che comporta sacrifici e rinunce ma pieno di soddisfazioni. Aver “creato” in mio figlio la vera immagine di barman mi gratifica in pieno perché in lui ho visto la  giusta continuità della mia azienda. Lei mi chiede di trovare un difetto in mio figlio, forse il carattere che è un po’ più “scherzoso” del mio con la clientela, ma sempre nei giusti modi di cortesia e gentilezza. Il pregio è lavorare insieme a me, a mia moglie Cesidia ed a sua moglie Dayana, credo che in pochi riescano a farlo in perfetta armonia svolgendo ognuno le proprie mansioni.

La sua grande moglie Cesidia è stata, insieme alla moglie di Peppino Manzi, la prima donna barmade d’Italia. Quanto è stata determinante per lei?
Ringraziando Dio, i miei successi li devo anche alla mia grande moglie Cesidia, che con il suo appoggio incondizionato ha contribuito a rendere grande il LIZ BAR che ora gode di fama nazionale ed internazionale.

Oggi il Liz bar, storico locale marchigiano, è un punto di riferimento per chi vuole bere “di classe” nelle Marche. Quali sono i drink più consumati ed i suoi cavalli di battaglia?

È vero, oggi il Liz è uno di quei pochi locali marchigiani dove si può degustare un vero cocktail. I cocktails che vengono maggiormente richiesti sono i classici intramontabili: Martini, Negroni, Americano e Manhattan solo per indicarne alcuni. Alla lista aggiungerei anche le mie creazioni, fra le tante di maggior successo sono: Fisarmonica (primo premio nazionale A.I.B.E.S. 1970), Young (terzo premio nazionale A.I.B.E.S. 1978) Rosina e Felicità.

Enzo Chionne, parlando del futuro invece, quali sono i suoi progetti, e come vede il futuro di questa professione?

Proiettandomi verso il futuro, i miei progetti sono di ritirarmi in pensione e godermi i miei nipoti Serena, Lorenzo, Cristiano ed Eleonora e lasciare interamente in LIZ BAR in mano a mio figlio Alessandro e a sua moglie Dayana, giusta spalla in questo mestiere come è stata mia moglie per me. Questo è il mio futuro personale, per quanto riguarda invece il futuro di questa professione, non lo vedo molto roseo, ma ancora più difficile in quanto stiamo attraversando economicamente periodi non brillanti, ma determinazione e professionalità, alla fine, credo, trionferanno.

Enzo Chionne
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