La nuova generazione di torrefattori di Caffè Speciali Certificati alle prese con le sfide del mercato e l’impegno per una conoscenza approfondita e vissuta nei luoghi di origine del caffè.
Un fenomeno interessante che sta avvenendo in numerose torrefazioni è l’ingresso dei giovani, che affiancano i padri con tanta voglia di imparare e di innovare. Perché il mondo del caffè è in continua evoluzione e oggi più di ieri chiede un notevole impegno per essere compreso a fondo e anche per anticiparne le tendenze. Lo sa bene chi è cresciuto nelle torrefazioni che fanno parte di CSC – Caffè Speciali Certificati che vent’anni fa diede il via a un’impresa pionieristica quale la ricerca e l’offerta di caffè di piantagione di qualità superiore certificata. Un passo allora difficile da comprendere, che oggi numerosi torrefattori che operano nel segmento dei caffè gourmet seguono.
Una caratteristica di CSC è sempre stato il suo rapporto diretto con i produttori: “È importante andare nei Paesi di produzione, mantenere contatti con i farmer, verificare con loro la qualità dei caffè, aiutandoli a individuare le proprie peculiarità e a migliorare le caratteristiche del prodotto – afferma Enrico Meschini, presidente di CSC – Caffè Speciali Certificati -. A ciò che si conosce bisogna ovviamente aggiungere del nuovo: contatti con nuovi produttori, visita a realtà produttive che si distinguono per innovazione e per qualità o a territori poco conosciuti, anche se i tempi delle esplorazioni pionieristiche sono ormai finiti”. Chi è ai primi passi, chi è già in grado di compiere in autonomia sopralluoghi e ricerche: ascoltiamo le esperienze dei giovani di CSC.
L’assaggio per comprendere la qualità
Giovanni Corsini, 25 anni, nel 2010 comincia il suo percorso aziendale al fianco del padre Marco figlio di Augusto, Corsini, fondatore di Caffè Agust. Lavora in officina, quindi un percorso di conoscenza del caffè, la gestione della tostatura e del confezionamento e l’affiancamento della forza vendita. Effettua la prima esperienza in piantagione in India, a fianco dei responsabili di CSC e lo scorso anno in Honduras: “sono esperienze fondamentali – afferma – perché permettono di vedere e provare di persona le diverse fasi di lavorazione e le innumerevoli varianti che possono influenzare il prodotto in tazza”. Ha realizzato una rivisitazione dell’immagine aziendale, dando coerenza tra il contenuto – di alta qualità – e il contenitore, con confezioni pulite e belle da vedere. Sempre più persone desiderano sapere cosa c’è dietro una tazzina di espresso: “penso che in questo periodo di cambiamento sia importante puntare sull’assaggio; se il consumatore non è in grado di riconoscere la qualità, si lascerà abbindolare da chi lo colpisce con le parole, senza alcuna bontà”. Non a caso i festeggiamenti dei 60 anni della Torrefazione che si sono svolti da poco hanno visto protagoniste sessioni di assaggio aperte ai visitatori e il calendario dei corsi è sempre intenso.
Un’esploratrice nata
Prunella Meschini, 32 anni, ha fatto il suo ingresso ne Le Piantagioni del Caffè nel 2011 come responsabile della realizzazione del nuovo impianto di torrefazione e di confezionamento. Mentre contribuiva a una migliore definizione e trasmissione dell’immagine aziendale si è dedicata all’assaggio, alla ricerca e al controllo di qualità del caffè. Conosce a fondo ogni aspetto della filiera e ama viaggiare: “sono stata in Brasile, Perù, Etiopia, Guatemala, El Salvador, Costa Rica, Indonesia, Honduras… e non vedo l’ora di ripartire – afferma -. Viaggiare è importante: se non visitassimo i luoghi in cui vengono lavorati, come potremmo capire e proporre caffè di qualità? Inoltre, se i produttori ti conoscono, capiscono cosa vuoi e verificano la tua competenza, più facilmente rispettano quanto pattuito e consegnano il caffè che realmente desideri”. Mentre parla trasmette energia, fedele al suo credo che vuole il lavoro sempre unito al piacere di svolgerlo. È grata al padre Enrico Meschini che le ha trasmesso la passione per il caffè e guarda con occhio positivo al mercato italiano in cui, osserva, la richiesta di prodotti di qualità sta aumentando e questo non può che dare gioia, carica e voglia di impegnarsi per promuovere l’eccellenza del caffè.
Conoscere per fare cultura del caffè
Attenzione sempre più alta nei confronti della qualità da parte del torrefattore e maggiore conoscenza e consapevolezza del prodotto da parte sia del barista sia del consumatore finale: è questo il futuro del mondo del caffè delineato da Benedetta e Serena Nobili, 32 e 34 anni, rispettivamente responsabili del marketing e della comunicazione di Dini Caffè in cui operano da 6 anni. Una prospettiva impegnativa che chiede una conoscenza approfondita di ogni parte della lunga filiera del prodotto. Hanno fatto la loro prima esperienza de visu nella regione di Copàn all’interno della cooperativa Capucas in Honduras con Umami Coffee Campus. “Abbiamo trovato questa esperienza estremamente formativa e pensiamo si tratti solo del primo di una lunga serie di viaggi: condividiamo a pieno al filosofia di Caffè Speciali Certificati che si basa sulla conoscenza e sulla completa tracciabilità dell’intera filiera: di qui la volontà per noi di conoscere da vicino i luoghi di origine” – affermano. Il loro ingresso in torrefazione ha comportato un restyling dell’immagine aziendale, sito compreso e l’introduzione del monoporzionato nei cui confronti il mercato è sempre più ricettivo.
La passione per la ricerca
Ha 28 anni e da 3 lavora nell’azienda di famiglia con grande intraprendenza e voglia di innovare: è Vittorio Barbera, rappresentante della sesta generazione in Barbera 1870, oggi guidata da Antonio e Francesco. Il suo ufficio è all’interno del laboratorio, una realtà che ama e condivide con Guido Nicita, responsabile controllo qualità. Insieme hanno e messo a punto la nuova linea di caffè in capsula che, soprattutto per l’estero, realizzeranno anche con caffè certificati CSC e bio. Vuole conoscere a fondo ogni aspetto del mondo del caffè e ama viaggiare: è stato in India, in Brasile e in Colombia. “Per un torrefattore viaggiare, conoscere le diverse realtà, il ciclo di vita della pianta e i diversi metodi di trasformazione del frutto è fondamentale: se molti operatori si sono permessi di non fare questo passo, ritengo che oggi non sia possibile ignorarlo”. In programma ha ancora tanti viaggi anche in Vietnam: “Oggi il suo prodotto è di basso livello, ma penso valga la pena visitarlo per cogliere eventuali segnali di una produzione di maggiore qualità”. Vittorio guarda al futuro di Barbera 1870 come impresa “sartoriale”, in grado di fornire al cliente il prodotto che desidera, con flessibilità e la dovuta determinazione, soprattutto quando si tratta di qualità.