Crescono i numeri di bar e ristoranti in Italia, con un aumento di nuovi locali del 10% negli ultimi 5 anni. Molte di queste attività, però, chiudono entro 5 anni. Le cause sono molteplici.
Negli ultimi 5 anni in Italia è cresciuto il numero di aperture di bar e ristoranti (+10%) secondo i dati Unioncamere-Infocamere. Pensate che alla fine del 2014 nel nostro Paese c’erano 367.000 attività commerciali tra ristoranti (197.000) e caffetterie (170.000), con un incremento di 31.000 rispetto a 5 anni fa. Il boom si avverte maggiormente nelle grandi città, con Roma, Milano e Napoli a guidare la classifica.
L’aumento di bar e ristoranti non è però sinonimo di successo, visto che la maggior parte non sopravvive più di 5 anni. Ben 3 su 4 tra quelle aperte nel 2011 hanno chiuso, appunto, al massimo a 5 anni dall’apertura, e addirittura il 45% dopo soli 3 anni. Anche in questo caso i numeri nelle grandi città sono migliori, con Milano, Roma, Napoli e Firenze in cui bar e ristoranti “muoiono” più tardi. Firenze fa da padrona, con il 57% di ristoranti che resiste dopo 5 anni, mentre a Roma sono i bar ad essere più longevi, col 49% ancora aperto.
I dati nazionali dimostrano che il numero maggiore di bar e ristoranti in Italia è in Lombardia (27.679 bar e 29.285 ristoranti), seguita dal Lazio (22.430 ristoranti e 17.925 bar) e dalla Campania (17.754 ristoranti e 15.145 bar). In percentuale però il numero di bar e ristoranti cresce maggiormente in Sicilia (+15%), poi in Campania (14%) e Umbria (12%).
Evidentemente la “moda” dell’enogastronomia e i successi delle nostre eccellenze nel mondo, fanno credere a molti che aprire un’attività tipo bar o ristorante possa essere fruttuosa in termini economici. Sembra quasi che gestire un’attività nel pubblico esercizio sia una specie di ripiego: ecco spiegato, forse, il motivo del boom di aperture. Ma il mercato, e i clienti, non fanno sconti, e se non si garantisce qualità si chiude ben presto. Ed ecco anche spiegato, forse, il motivo delle tante chiusure. La mancanza di preparazione professionale da parte di gestori e dipendenti abbassa il livello dell’offerta, che spesso è scarsa già di per sé, formata da prodotti scadenti e di bassa qualità. Aprire e gestire un bar o un ristorante, fare il barman, il barista, il cuoco o il cameriere, vuol dire essere un “professionista”, studiare, apprendere, applicarsi e conoscere. prima di iniziare questa splendida avventura, pensateci bene!