In occasione del Food Week, in questi giorni a Milano, approfondiamo il metodo Chemex, un modo affascinante per preparare il caffè filtro molto in voga al momento!
L’universo del caffè pare muoversi su linee apparentemente distanti tra loro, eppure in qualche modo complementari. Se da una parte si assiste ad una esplosione commerciale di capsule, cialde e affini, che consentono di avere un risultato simile all’espresso del bar anche a casa, in pochi secondi, dall’altra invece, c’è la voglia di scoprire nuove modalità di gustare questa bevanda, andando a esplorare le diverse tradizioni di caffè filtro che è possibile sperimentare in giro per il mondo.
Ma cos’è il metodo Chemex?
Prende il nome dalla caraffa a forma di clessidra fatta interamente di vetro, materiale non poroso che garantisce di non assorbire odori e sapori, estrazione dopo estrazione. La Chemex fu inventata nel lontano 1941 da Peter J. Schlumbohm, un chimico tedesco residente a New York ed un suo modello è tuttora esposto nella collezione permanente al MoMa, il museo di arte moderna di New York.
I suoi anelli in legno legati da un cinturino in cuoio oltre che ad avere una valenza estetica interessante costituiscono una utilità effettiva consentendo una perfetta impugnatura, a prova di ustione. Uno degli elementi più caratteristici di questo metodo di estrazione è sicuramente il filtro in carta molto porosa che trattiene gli oli e ci permette di estrarre una tazza molto “pulita”.
Ciò che ne esce è una bevanda poco densa, ma ad altissimo contenuto di caffeina, rispetto alla preparazione con la moka, si ottiene un caffè con meno forza, ma che permette di assaporare ancora meglio la complessità della materia prima!
Il metodo Chemex già apprezzato in Australia e nel Nord Europa sta cominciando ad interessare anche la nostra penisola, il pubblico che vuole sperimentare sembra apprezzare, anche un modo alternativo di preparare e degustare una bevanda sacra come il caffè!!