Crisi e consumi fiacchi, la realtà è questa. Ma è anche vero, diciamo la verità, che occasioni di incontro, situazioni festaiole ed eventi conviviali possono ancora fare da traino, soprattutto se i protagonisti sono il finger e lo street food.
Bocconcini mignon, trasformazione dei sapori della tradizione, temi etnici, degustazioni con prodotti tipici: sono queste le potenzialità di questo nuovo modo di fare ristorazione (che ha contagiato anche il mondo del bar) con cui oggi anche i più grandi chef si confrontano. Nella maggior parte dei casi non servono abbinamenti strani, ma bastano combinazioni collaudate che diventano nuove per forma e presentazione.
Il pesce di lago può diventare “salame” avvolto in foglie di porro, e la tartara di manzo prende le sembianze di un tramezzino mignon. Spunti arrivano anche dalla cucina etnica e dalla scuola iberica (tapas mediterranea servita in coppa di champagne ad esempio) e dalle tradizioni territoriali, con tipiche ricette che modificano la forma e, in alcuni casi, la sostanza.
Di non meno importanza, l’uso dei giusti contenitori per la presentazione che, a volte, non occorre siano nuovi, ma possono provenire da quel che si ha già nel locale. Serve un po’ di fantasia, e i vasetti monodose di marmellata possono essere contenitori per testine di vitello in salsa verde.
Non disdegnate, poi, l’uso di erbe aromatiche per dare freschezza e sapore. Se non volete osare troppo potete sempre servirle in una ciotolina a parte. Insomma, il successo è assicurato con tanti piccoli assaggi e sapori ben caratterizzati.
Street food e finger food sono oggi espressione di innovazione, ricerca e, perché no, tradizione. E voi cosa ne pensate di questo nuovo modo di fare cucina?