Al Tipsy Robot Bar di Las Vegas ogni drink è preparato da un robot dietro al bancone. Che cosa resta quindi del lavoro del barman?
Il barman nell’era della tecnologia forse non sarà più umano. A Las Vegas c’è un bar, il Tipsy Robot Bar, dove non ci sono né baristi né camerieri in carne ed ossa, ma soltanto robot. Queste macchine prendono le ordinazioni e preparano i cocktail in maniera completamente automatica, servendoli poi al cliente. L’efficienza spinta ai massimi livelli insomma, tralasciando completamente il rapporto col cliente e la personalizzazione delle ricette.
I clienti, dal tavolo, possono ordinare tramite dei tablet ed una app che rende l’esperienza davvero completa, visto che ognuno può creare il proprio profilo utente, ordinare drink dalla cocktail list o crearne di nuovi mescolando a piacere gli ingredienti, stabilendone anche le quantità. I robot poi pensano a preparare il cocktail. Pensate che queste macchine (della società KUKA Robotic Corporation, leader leader a livello mondiale nella tecnologia robotica e di sistema e nella produzione di robot industriali) possono essere realizzati con due, tre o più braccia che lavorano insieme, ed arrivano a preparare oltre 120 cocktail all’ora.
Questa del barman robotico è anche una grande operazione di marketing, vista la quantità di clienti che attira il bar futuristico negli ultimi periodi. Molto spesso si parla del futuro tecnologico della professione del barman, ma annullare completamente il lato umano crediamo non sia la soluzione migliore per una professione che vuol dire molto di più del semplice mescolare qualche ingrediente. Che fine fanno l’accoglienza del cliente, il rapporto personale, il dialogo, la bravura ed il tocco personale nell’interpretazione della ricetta?