Storie al bar è uno spazio dedicato a voi barman e baristi che da sempre lavorate dietro al bancone e a stretto contatto col cliente. Oggi, per Storie al bar, vi presentiamo la storia di Vincenzo Manzolillo, iniziata molti anni fa e che lo ha portato alla ribalta nel mondo dell’horeca.
Storie al bar nasce da un’idea di Peppino Manzi. Da molto tempo Peppino aveva in mente questo progetto per dar voce ai suoi ex giovani apprendisti barman del Cluny Piano American Bar e ai suoi ex allievi di scuola divenuti poi professionisti, poi aperto anche a tutti i barman, che potessero ricordare i primi anni della loro carriera delle vostre storie, delle vostre esperienze e lanciare un messaggio d’incoraggiamento ai giovani futuri barman.
“Wow! eh si, è stata proprio questa l’esclamazione che ho avuto subito dopo aver terminato la conversazione telefonica con il mio tanto caro e stimato Peppino Manzi. Inizio proprio con il ringraziare lui, oltre che per tutti gli splendidi momenti e gli insegnamenti che mi ha trasmesso durante le mie indimenticabili stagioni estive all’Antigua – Cluny American Piano Bar Restaurant di Milano Marittima, desidero ringraziarlo di cuore per avermi invitato a prendere parte a questo splendido progetto.
Inizierei subito col dire che ahimè io rientro in quella categoria di persone che non fanno più parte del magico mondo della ristorazione e che, nonostante a distanza di qualche anno, vivo ancora oggi delle forti emozioni ogni qualvolta si parli di food, beverage e tutto ciò che riguarda l’hotellerie. Il mio percorso nella ristorazione è durato ben 20 anni, quando alla giovane età di 13 anni decisi di voler proseguire il mio percorso di studi frequentando l’istituto alberghiero. Il desiderio di poter un giorno non troppo lontano, iniziare a viaggiare, conoscere nuovi posti, nuova gente e guadagnare qualche soldino, mi entusiasmava tantissimo.
Così decisi di non perdere un solo attimo e, con il consenso dei miei genitori ( ai quali faccio un particolare ringraziamento per avermi trasmesso i veri valori della vita e non solo) chiesi ad un ristoratore ed albergatore del mio paese se, dopo aver concluso il terzo anno della scuola secondaria dell’obbligo, avessi potuto lavorare da lui durante i mesi estivi per iniziare ad imparare il mestiere. La mia richiesta fu accolta e, da quella stagione, ho trascorso in questo posto ben 3 anni, durante i quali ho avuto la fortuna di crescere e formarmi in un ambiente
sano, gestito a conduzione familiare e dove, tutt’ora quando mi capita di ritornarci, mi sembra che non sia cambiato nulla (a parte gli anni in più, ma lasciamo stare).
All’età di 16 anni, grazie al supporto di un professore della scuola alberghiera che frequentavo, feci la mia prima esperienza fuori casa e mi ritrovai catapultato in una struttura alberghiera di lusso della costiera amalfitana che, rispetto all’ambiente lavorativo in cui avevo iniziato a muovere i primi passi, era come se stessimo parlando del cielo e la terra… Da non crederci: mai e poi mai avrei potuto pensare che esistesse un mondo del genere. Posto incantevole, brigate degne di essere chiamate tali con organizzazioni impeccabili, menù, piatti e decorazioni che sembravano delle opere d’arte, clientela proveniente da tutte le parti del mondo e poi tante altre cose che per uno sbarbatello come me, che veniva da un piccolissimo paese di campagna, sembravano surreali…..
Vogliamo parlare del primo vero stipendio che ho ricevuto? Da non crederci, guadagnavo più di mio padre che lavorava in fabbrica da oltre 20 anni. Ricordo ancora il giorno in cui firmai la mia prima busta paga, avevo gli occhi a forma di stelline. Da lì in poi è iniziato un po’ il mio discreto girovagare in Italia e all’estero, che alternavo a seconda delle stagioni anche durante il percorso degli studi scolastici. Non starò qui di certo ad elencare tutte le mie varie esperienze lavorative, se pur non tantissime, ma di sicuro vi citerò le persone che hanno lasciato in me un segno indelebile. Per iniziare non posso non citare il proprietario della struttura in cui tutto ha avuto inizio. Una persona che mi ha insegnato tante cose, se pur a modo suo, ma di certo il suo modo di accogliere il cliente in casa propria e farlo sentire subito a suo agio, non teme rivali. Era e lo è ancora alla veneranda età di quasi 80 anni, il suo gran punto di forza ( una dote innata direi).
Posso dire, invece, che dal mio secondo Maestro ( secondo per ordine di tempo, ma non certo per importanza) ho appreso tantissimo dal punto di vista Professionale ed Umano… per me è stato o lo sarà sempre, il vero ed unico grande Maestro che auguro a tutti di poter incontrare o quantomeno di poterlo conoscere attraverso la lettura dei suoi meravigliosi libri. Sto parlando ovviamente del nostro caro Peppino Manzi, icona indiscussa a livello nazionale del mondo del bere miscelato e non solo, da fare invidia a chiunque. Io personalmente sono molto fiero e mi reputo una persona super fortunata per averlo potuto conoscere, insieme alla sua splendida moglie Luisa e famiglia, con cui ho avuto il piacere di collaborare.
Terzo ed ultimo maestro che ho conosciuto e frequentato durante gli ultimi 9 anni della mia carriera, è stato colui che mi ha trasmesso principalmente il coraggio di osare nella vita e di saper cogliere l’attimo, che mi ha insegnato ad avere sempre la carica e la giusta grinta per credere di più in me stesso nell’affrontare le sfide, anche quelle più difficili, perché in fin dei conti volere è potere… Ovviamente, nel corso delle mie esperienze lavorative, ho sempre cercato di cogliere il lato buono delle cose dai miei colleghi più grandi e più piccoli, senza nessun tipo di distinzione, e di rubare con gli occhi tutto quello che reputavo interessante da integrare al mio bagaglio di conoscenze e competenze. Empatia, Umiltà e Resilienza a mio avviso sono solo alcune delle principali caratteristiche che non possono mai mancare in una persona che risulta essere il primo contatto diretto con il cliente e che successivamente dovrà avvalersi della collaborazione dei colleghi.
Ad oggi credo che la ristorazione, come tutti i settori, ha subito delle importanti trasformazioni rispetto a qualche decennio fa; anche se, in fin dei conti, ciò che fa davvero la differenza in questo campo secondo me è il fattore umano che ha un valore inestimabile. Ho tantissimi bei ricordi che di tanto in tanto riaffiorano alla mia memoria ed ogni
qualvolta li rivivo penso sempre che sono stato una persona molto fortunata a vivere un percorso che mi ha regalato delle splendide esperienze, ricche di tante soddisfazioni e sempre circondato da tanta bella gente. Il mio rapporto con il cliente è basato principalmente su un giusto equilibrio in grado di far sentire il cliente a proprio agio.
A tal proposito, ho avuto modo di trovare quel giusto equilibrio, solitamente difficile da raggiungere, all’interno di un cocktail, che ora vi svelo raccontandovi una breve storia…Durante un caldo pomeriggio di estate, mentre eravamo impegnati nel preparare la mice en place per il servizio del famoso aperitivo che si svolgeva all’“Antigua” Cluny American Piano Bar Restaurant di Milano Marittima, il mio carissimo amico Stefano ( un vero barman, che ti affascina e ti coinvolge tanto da farti vivere una vera emozione degustando i suoi cocktail con tanto di storytelling a seguito), mi propose di assaggiare un cocktail che avrebbe servito in quella serata. Si trattava di un Daiquiri Passion Fruit, servito nella versione On the Rocks. Un cocktail dal gusto unico, dolce ed aspro allo stesso tempo ( un po’ come me), con dei colori dai riflessi rosa tenue che contrastano con quelli del ghiaccio puro cristallino.
Semmai un giorno dovessi avere un locale tutto mio, sicuramente il posto d’onore dei cocktail listino sarà riservato a questo cocktail e tutto il mood del locale girerà intorno ad esso. Immagino un locale gestito principalmente da figure femminili, in quanto, è inutile nasconderlo, hanno una marcia in più rispetto a noi maschietti e credo che anche in questo caso, il giusto mix nella scelta dei propri collaboratori possa fare la differenza.
Ed ecco la ricetta del Daiquiri Passion Fruit, il cocktail che mi ricorda l’Antigua e gli anni trascorsi insieme a tutti voi. Questo cocktail lo associo sempre alla persona che me lo ha presentato per la prima volta e che da quel momento è come se fosse stato un sigillo della nostra lunga e stimata amicizia… questa persona è Stefano Federici.
Un cocktail elegante e profumato con affascinanti sfumature di colori e dal gusto unico che lo rende indiscutibilmente un cocktail signorile. La mia versione preferita è quella on-the-rocks servita in un tumbler basso colmo di ghiaccio cristallino e guarnito con mezzo frutto della passione è una zest di lime.
Ingredienti
60ml di Rhum Havana Club 3 anni gold
15ml di succo di lime fresco
15ml di sciroppo di zucchero
1 1/2 frutto della passione
(in alternativa di potrebbe utilizzare anche il liquore Passoa )
Procedimento
Versare la polpa del frutto della passione nello shaker con del ghiaccio ed aggiungere successivamente tutti gli altri ingredienti. Shakerare e versare filtrando il tutto direttamente nel Tumbler con del ghiaccio precedentemente raffreddato . Guarnire con mezzo frutto della passione e una zest di lime.
Bene, diciamo che mi sono dilungato abbastanza, ma vorrei lasciarvi con un’ultima frase che mi rappresenta alquanto: Fare ciò che si ama fare, aiuta ad amare se stessi e le persone che ti circondano.
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Questa rubrica vuole essere una sorta di contenitore delle vostre storie di vita ed anche delle vostre ricette più importanti. Di volta in volta daremo spazio ad un barman che racconterà la propria storia umana e professionale e che ci dirà, con un aforisma, il suo modo di vedere questa straordinaria professione.
Gli articoli saranno pubblicati qui su bar.it
Per ogni articolo, appunto, troverete foto del barman aforisma e una sua ricetta “cavallo di battaglia”. Alla fine di questo percorso, raccoglieremo tutte queste esperienze in un volume: “Storie al Bar” e-book e cartaceo.
Indicare nome e cognome, luogo di provenienza;
Allegare il file con le domande a cui rispondere per realizzare l’articolo (POTETE SCARICARE IL FILE QUI)
Scrivere l’aforisma che vi rappresenta
Allegare una o più foto che vi rappresentano negli anni di lavoro
ricetta e spiegazione di un vostro cocktail con relativa foto