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La Coca Buton

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La Coca Buton è un liquore dal colore verde brillante che si ottiene con infusione di erbe aromatiche e l’aggiunta del distillato ottenuto dalle foglie di coca boliviana.

Melissa, ortica e artemisia e assenzio, sono così mescolate alle foglie di coca importate dalla Bolivia sotto il severo controllo della Guardia di Finanza. Le foglie sono messe in infusione e poi distillate in alambicco. La distillazione elimina la molecola della cocaina, eliminandone il principio esistente in queste foglie. Di conseguenza è messo in commercio come un qualsiasi altro amaro aromatizzato alle erbe. Negli ultimi anni sono stati molti i giovani consumatori di alcol che erroneamente hanno cercato di bere questo liquore credendo di trarne qualche beneficio legato alla coca.

Coca Buton è un liquore dolce tra i più antichi della produzione Buton. La Gio. Buton & C. di Bologna lanciò per prima in Italia il suo Elixir Coca Buton. Il sapore è molto forte, può essere bevuto secco (liscio) in un piccolo calice come digestivo, preparato caldo con una piccola aggiunta di acqua come tonificante, o usato nella preparazione di cocktail grazie al suo sapore e aroma.

La Coca Buton

La Coca Buton ha una storia molto particolare. In America Latina, gli abitanti della regione compresa fra Colombia, Perù e Bolivia masticano foglie di coca da migliaia di anni. La coca all’epoca era riservata alla famiglia reale, ai sacerdoti e ai dignitari della corte Inca, ma era ampiamente usata anche dalla popolazione per motivi mistici, religiosi, sociali e curativi. Non la masticavano solo per le sue proprietà stimolanti, che cancellano la fatica e infondono l’energia necessaria per affrontare i ripidi sentieri nell’aria rarefatta di quella regione andina, ma anche per le sue qualità alimentari. Ai conquistadores europei la cosa non andò a genio. All’inizio gli spagnoli vietarono la coca definendola “uno strumento del demonio”, ma poi si accorsero che senza di essa gli indigeni non riuscivano a lavorare nei campi e nelle miniere. Fu quindi legalizzata, tassata e fatta oggetto di decime. In Europa, fra il XVI e il XIX secolo, le foglie di coca divennero note attraverso gli scritti di cronisti, esploratori e naturalisti, anche se solo sporadicamente vi vennero esportate, dal momento che mal sopportavano la traversata dell’Atlantico. Verso la metà dell’Ottocento, il Professor Mantegazza illustrò nei suoi libri le numerose virtù della coca, e da quel momento fecero la loro comparsa vari prodotti, medici e non, a base dell’euforizzante pianta andina.

Nel 1863 il chimico Angelo Mariani inventò in Corsica il Vin Mariani, un miscuglio di vino e coca: sperimentò il suo ricostituente su un’attrice depressa e i risultati furono spettacolari. Sospinto inoltre dalle voci che gli attribuivano proprietà afrodisiache, il Vin Mariani diventò in breve così popolare da far sorgere numerose imitazioni, dal vino alla coca Maltine al Metcalf. Molti e famosi furono all’epoca gli estimatori del Vin Mariani: scrittori come Verne, Dumas, Conan Doyle, Stevenson, sovrani come lo Scià di Persia e la Regina Vittoria, pontefici come Leone XIII, che addirittura premiò Angelo Mariani con una medaglia d’oro. Negli stessi anni, per prima in Italia, la Gio. Buton & C. di Bologna lanciò il suo Elixir Coca Buton, a base di coca boliviana; in un suo opuscolo promozionale del 1876 si legge che l’azienda ne fabbricava annualmente e ne smerciava “molte migliaia di litri”.

La moderna Coca Lime

Sul finire del XIX secolo l’atteggiamento nei confronti della coca e dei suoi derivati cambiò: cominciava a temersi la sua dipendenza, il suo uso prese a essere descritto come un vizio e larghi strati della pubblica opinione vennero colti dal panico. Il Vin Mariani scomparve rapidamente dalla circolazione, mentre l’Elixir Coca Buton non conobbe problemi: la percentuale di principio attivo presente nel liquore bolognese era infatti così bassa da stare di gran lunga al di sotto delle percentuali consentite nei prodotti farmaceutici. La Coca Buton restò così la primadonna dei liquori della Casa felsinea; il suo successo crebbe in Italia e all’estero, e molte furono le marche di alcolici che cercarono di imitarla. Qualche decennio più tardi fu anche un’antesignana nell’uso sulla stampa dei testimonial pubblicitari. Durante il Giro Ciclistico d’Italia del 1940, infatti, Coppi e Bartali furono immortalati davanti a una bottiglia di Coca Buton: la foto venne subito pubblicata, e diede ulteriore impulso alle vendite, e smalto all’immagine, del verde liquore petroniano.

Ma già erano arrivati gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale. Al ritorno della pace, le preferenze del pubblico cambiarono, salirono alla ribalta vari distillati dal gusto più secco (brandy, gin, vodka, whisky) e i liquori dolci di una volta persero lentamente terreno. Era iniziato, anche per il glorioso Elixir Coca, un periodo di lungo, graduale declino…

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