Ricordo con un po’ di nostalgia i tempi del mio American Bar Claridge, quando il Whisky era una “scienza” e i clienti erano veri intenditori. Una collezione di oltre 900 etichette servite alla mescita, bicchieri venduti a prezzi altissimi, però all’epoca si riusciva davvero a fare “cultura” del bere, del servizio e del prodotto.
Il Whisky è spesso visto come una bevanda da “uomo”, che trasuda mascolinità, forza e potere. Le cose, però, stanno cambiando, e se da un lato i veri intenditori stanno diminuendo, dall’altra parte si nota un aumento della clientela femminile. Il mondo del Whisky è ampio e variegato, e se l’avvicinamento non risulta essere graduale e professionale si rischia di far confusione. Le basi sono chiare: il Whisky è una bevanda realizzata con malto d’orzo invecchiato in botti e di solito viene raggruppato in due categorie: single malt e blended Whisky. Il primo si usa per far riferimento a bevande distillate in distilleria, mentre con blended si fa riferimento a miscele di whisky di età diverse.
Una certa confusione regna tra le due grafie, Whisky e Whiskey. Il primo viene dalla Scozia, mentre il secondo da Irlanda e America. Ricordate che anche lo Scotch è un prodotto scozzese.
Il Whisky va degustato innanzitutto: si inizia a bere con il naso, e con un semplice soffio si può iniziare a prevedere ciò che riserverà il sapore. Sorseggiate e assaporate in bocca, rivestite il palato con la bevanda per viverla pienamente.
Qui troverete una gamma di sapori diversi, e darete spazio al gusto personale, nonché al potere del retrogusto. In questo senso è fondamentale il valore dell’acqua che accompagna il Whisky, in grado di aprire universi di sensazioni. Potete quindi berlo aggiungendo gocce d’acqua o ghiaccio, ma non provate mai ad aggiungerci altre bevande!
Una parentesi va aperta sulla nuova tendenza dei Whisky giapponesi, che risultano più dolci e leggeri di quelli scozzesi; più accessibili, lisci e bevibili insomma. Ecco perché l’Asia sta diventando la nuova frontiera del Whisky.
Cambiano le frontiere e cambiano i clienti. Non esistono più i “nobili del Whisky”, e i veri intenditori hanno lasciato il posto a qualche appassionato e a molti personaggi che vogliono riproporre in chiave moderna i tempi andati, magari collezionando Gin e volendo fare cultura abbinandoci acque toniche di diverse marche.
No, noi non siamo di questa idea, convinti che il ritorno alla vera cultura passi per l’approccio chiaro, semplice e professionale con il cliente e perché no, anche da un po’ di nostalgia.