Bar.it

La penna d’oro di Franco Zingales vista dal papà dei barman Peppino Manzi

Il tempo e gli anni non cancellano i bei ricordi delle persone che hai stimato e considerato amico. Franco Zingales, la penna d’oro del giornalismo che ha seguito le nostre carriere di barman. Poi affettuosamente chiamato da tutti noi legati al mondo del bar ”Zio Franco Zingales”Era il maggio del 1969 quando invitai una delegazione di Barman da Milano, vennero barman di alta fama anche da altre città: Bologna, Roma. E con loro c’era anche il giovane giornalista Franco Zingales, che all’inaugurazione del Mio “American Cocktail Piano Bar” dedicò due pagine pubblicate nel Giornale dell’Associazione italiana barman e sostenitori “AIBES”.

Pagine scritte da Franco con calore e sentimenti d’amicizia dando valore alla mia impresa di giovane barman che ho sempre tenuto nel cuore. È così che mi piace ricordare, alla mia “tenera età” quella brillante giornata che io con gran fantasia, che non mi è mai mancata, trasformai una gita in barca con i miei ospiti, in una simpatica conclusione di ricca pesca.

A quei tempi avevo lasciato il mio piacere di far lanci col paracadute, e mi ero messo insieme ad un gruppo di amici che facevamo esperienze subacquee. E con loro mi sono accordato per recare una bella sorpresa agli ospiti impegnati nella gara di pesca.

Alcuni amici appassionati di pesca subacquea si sono calati in mare da una barca, ormeggiata a qualche distanza dal barcone, vestiti con mute e bombole da sommozzatori e nuotando sottacqua si sono portati sotto al barcone degli ospiti, i quali forniti di canne da pesca dovevano partecipare ad una gara di pesca di qualche pesce prelibato. L’attesa – e le foto daranno visione della sorpresa ricevuta dai pescatori. Il pesce è stato ricco e prelibato: i sub, senza farsi vedere in superfice, hanno attaccato all’amo delle magnifiche bottiglie di Cluny Scotch Whisky di dodici anni.

Il presidente dei barman italiani Angelo Zola (a sinistra) si congratula con Peppino Manzi per l’allestimento del nuovo locale.

Di seguito riportiamo l’articolo di Franco Zingales Evoluzione del turismo di Franco Zingales.    – Giugno 1969 –
“Un bar è un bar” ma ci vuole il barman”

Inaugurato a Milano Marittima sulla riviera adriatica un nuovo locale american bar – Importanza di una iniziativa presso le nuove leve dei consumatori – Battesimo in mare per il «Cluny Bar»

A chi gli chiedeva una definizione esatta del bar, Harry Craddock, che dirigeva da molto anni l’American bar dell’Hotel Savoy di Londra, rispondeva abitualmente: «Un bar è un bar.»

il «Cluny Bar» lungo la passeggiata di Milano marittima: eleganza e buon gusto fanno di questo ritrovo un centro interessante.

Ma talvolta si degnava di chiarire questa frase sibillina: «Il fatto di avere al bar un certo numero di bottiglie buone e alcuni accessori, quali uno shaker, un cavatappi, una serie di bicchieri, non significa necessariamente possedere un bar vero; esattamente come una cucina economica e un frigorifero in una stanza non costituiscono per forza una cucina. È il barman che fa il bar.»

Ricordavamo queste parole ad Angelo Zola, presidente dei barman italiani ed al dottor Luigi Deserti in occasione dell’inaugurazione di un nuovo locale in una delle zone più frequentate del nostro turismo, Milano Marittima in provincia di Ravenna sull’Adriatico.

Il nuovo locale è un tipico american bar e si chiama «Cluny American Piano Bar».

Lo ha «voluto» (sono le parole esatte detteci in quell’occasione) il giovane Peppino Manzi, un barman che ha fatto esperienza per diversi anni all’estero e che poi ha lavorato in varie località di sciistiche in montagna e città italiane, assuefacendosi alle esigenze di un turismo che va sempre più affermando. Quello, esattamente, riservato per la maggior parte alle famiglie che vivono in città tutto l’anno che frequentano questo o quel locale e che si sono abituati a frequentare locali dove un cocktail non è più una cosa «strana» come non lo è più il «sesso». Cocktail sino a qualche anno fa sembrava cosa per i privilegiati così come parlare di sesso doveva essere cosa riservata ai salotti di avanguardisti e così via.

I pescatori e Peppino Manzi controllano attentamente che gli «spiedini» di gamberetti e sardine cuociano bene sulla brace.

L’esperienza di Harry

L’idea di Peppino Manzi si riffa perfettamente alla frase di Harry Craddock. Una frase che Angelo Zola tempo fa ci aveva detto parlando dell’influenza che ha un locale del genere presso le nuove leve dei consumatori, presso i giovani in particolare.

Il «Cluny Bar» è sorto così, semplice nelle strutture seppure elegante, con una attrezzatura completa e perfetta, con un servizio-bar ed un personale efficiente che si avvale dell’esperienza appunto acquisita da Peppino Manzi con i sinceri e affettuosi suggerimenti di Luigi Deserti.

È stato proprio questo signore, noto negli ambienti commerciali ed economici del nostro Paese per valentia e senso umanistico, che frequentando la località si è accorto di una nuova esigenza nel settore del bere. I ragazzi – diceva – si sono ormai abituati ad esser consigliati bene quando si siedono in un bar, quando rivolgono al barman delle richieste. Il che ovviamente non è male.

Angelo Zola e Luigi Deserti con «sardelle» e «ratafià» durante la simpatica manifestazione organizzata da Peppino Manzi in occasione dell’inaugurazione del «Cluny Bar».

D’altra parte, aggiungeva Zola e gli altri barman convenuti a Milano Marittima per l’occasione, anche le famiglie, i genitori, le mamme hanno piacere di ritrovare quel punto d’incontro «classico», dove chiacchierando si può gustare un cocktail od un long drink creato da mani esperte. Il motivo quindi principale di questa iniziativa sta in questo «carattere famigliare» di un locale elegante punto d’incontro per l’ora dell’aperitivo o per il drink serale, per il digestivo o il dopo cinema.

durante la giornata vi è stata una gita su un barcone di pescatori. Si è anche pescato e come si potrà notare anche molto … bene.

Bere è un’arte

«Vede,» diceva Peppino Manzi mentre con suo fratello Mario faceva gustare presso il ristorante “La Grotta di Cervia” di Cervia dei buonissimi piatti a base di pesce, «qualcuno ha detto che saper bere è un’arte come saper scrivere o dipingere, Noi non vogliamo essere così categorici. Saper apprezzare una bevanda e distinguere le mille piccolissime sfumature di un cocktail è veramente un’arte da intenditori che si può acquisire con una lunga esperienza.

Ora i giovani, le famiglie, coloro vengono qui da noi al “Cluny Bar” non si stupiscono più, non hanno timore di chiedere questa o quella bevanda. Anzi ci richiedono notizie più precise, si informano sulle dosi, ritornano chiedendo per nome quello che magari hanno bevuto due o tre giorni prima, magari portandosi dietro un amico con l’aria soddisfatta da intenditori.»

Peppino Manzi sul ponte di comando del suo mitico Cluny di Milano Marittima

Alla riunione, riuscitissima, di Milano Marittima erano convenuti numerosi dirigenti ed ispettori della D&C di Bologna che aveva patrocinato la manifestazione. Oltre al Dottor Deserti, alla gentile signora ed alla figlia Marina, erano presenti i signori Gambetti, Camilleri e Mattei. Numerosi anche i barmen da Milano, con Angelo Zola e signora, Alberto Zecca, Oscar Rabitti, la signora Foglino e la signora Bazzocchi in rappresentanza del marito Polo, Pietro Cuccoli da Bologna, Valentino Clementi da Roma, Sergio Fuoco da Trieste.

Curiosa ed apprezzata la gita in barca. Si è trattato di un diversivo originale della manifestazione progettato dal fantasioso Peppino: sherry e ratafià hanno accompagnato gamberetti e sardine alla brace come aperitivo, cucinati dai marinai di bordo.

Exit mobile version