Bar.it

La vera essenza dei miei cocktail – Intervista a Simone Sgroi

simone sgroi

barman e cocktail

Simone Sgroi è un barman di grande esperienza e di grande successo. In questa intervista abbiamo scoperto un po’ il suo passato ed il suo modo di lavorare, quali sono i suoi ingredienti preferiti ed i cocktail che più ama realizzare. Insomma, abbiamo scoperto un po’ di più sulla professione del barman.

Simone, quando è cominciata la tua passione per il mondo del bar?
E’ stato il mio primo lavoro, la notte a Milano cominciai in un locale che ancora esiste, il Loolappaloosa, una guerra ogni sera! Poi ebbi la fortuna di lavorare per un altro locale molto importante dove imparai e mi appassionai alla vera mixologia: è stato amore a prima vista.

Quali sono state le tappe più importanti nella tua carriera? Quali i tuoi Maestri?
Come ho detto prima ho scoperto la mixologia tanti anni fa quando a Milano eravamo in pochi a proporla ad alto livello. Il mio primo Maestro è stato Luca Ragusa, capo bar del Fashion Cafè,  ma la svolta è avvenuta pochi anni fa, nel 2014, quando iniziai a lavorare allo Zuma di Dubai. Fino ad allora mi consideravo un Barman di buon livello ma lavorare al lato di mostri sacri come Jimmy Barrat, Panos Kanatsoulis, Razvan Mijea, Laura Marnich e Mirko Amin mi ha aperto un mondo fatto di stile, passione e curiosità!

Quali sono a tuo avviso le caratteristiche che non possono mai mancare in un barman?
Nel nostro lavoro non puoi fingere, devi essere così come sei, il cliente lo nota, io lo noto. Ci sono giorni che tutti conosciamo, quando non hai voglia di parlare con nessuno o sei stanco della stessa routine ma non possono mai mancare l’amabilità, il sorriso e soprattutto la curiosità, la continua ricerca di sapori nuovi.

      

Che cosa vuol dire per te fare il barman?
Fare il lavoro che amo, ogni giorno è una esperienza differente non si sa mai chi arrivi al tuo bancone, questo lavoro ti permette di viaggiare, di tornare e spesso di conoscere le persone come realmente sono: si sa, il Bartender è lo psicanalista di tutti.

Parlaci un po’ dei tuoi cocktail, quali sono i tuoi preferiti e quali ami fare particolarmente?
Negli ultimi anni anche grazie ai locali dove ho lavorato amo creare sapori nuovi, stupire il cliente, guardarlo mentre cerca di capire a che cocktail possa assomigliare senza riuscire ad incasellarlo. I miei cocktail preferiti sono i classici con un twist che cambi la percezione del cliente.

Quali sono gli ingredienti che utilizzi di più, e perché? Ti piace lavorare con prodotti homemade?
Grazie alla mia esperienza allo Zuma ho scoperto i sapori orientali: adoro usare lo Yuzu lo Shiso, creare homemade con sapori lontani dalla nostra cultura che lascino al cliente quella voglia di riprovare una essenza che solo da me può trovare.

Qual è il tuo rapporto con la cucina? Crei degli abbinamenti tra cibo e cocktail?
Adoro la cucina ma vedo il Bartending come una cucina liquida, la ricerca, la curiosità, la voglia se fatta con passione non ha nulla da invidiare all’opera di un grande chef. Nel locale dove lavoro adesso, Attik, è una costante collaborazione con la cucina nel presentare piatti gourmet affiancati da signature cocktail per amplificare l’esperienza dei nostri ospiti.  

Tre aggettivi per descrivere i tuoi cocktail…
Prima di tutto ricercati, offrono un’esperienza nuova. Curiosi perché sempre cerco di stupire alla vista (non servo mai due cocktails nello stesso bicchiere). Ultimo, ma non ultimo, equilibrati: il sapore non deve rivelare gli ingredienti.

Come deve essere il tuo locale ideale?
Il locale ideale è quello dove anche io andrei ogni volta che posso, dove ti chiamano per nome ma sanno anche quando è il momento per lasciarti tranquillo, il locale non lo fanno le decorazioni da milioni di euro, lo fanno le persone che ci lavorano, la competenza, la simpatia e spesso la pazienza!

E il tuo cliente ideale?
Il mio, come quello della maggior parte dei mie colleghi, è il cliente curioso che non abbia paura di provare sapori nuovi, che si lasci consigliare e che soprattutto torni spesso al tuo bar!

Parlaci dei Barawards 2017..per quale premio concorri e che tipo di esperienza è?
Più che un’esperienza è stata una grandissima sensazione di gioia; non me lo sarei mai aspettato, i nomi nella lista sono spettacolari e non avrei mai pensato di poter essere al loro livello. Da Giacomo Giannotti, Luca Missaglia, Laura Marnich (con la quale ho lavorato) e gli altri, tutti dei grandissimi professionisti, degli esempi.

Il drink che non deve mai mancare nella tua Drink list.
Sono due i cocktails che devono assolutamente esserci nella mia drink list: il Negroni ed il Dry Martini. Entrambi rappresentano secondo me la semplicità e l’equilibrio. Ricordo ancora quando imparai a fare il Martini ed uno dei miei primi Maestri mi disse “il Dry Martini è una religione!” Mentre il Negroni è il perfetto drink che rappresenta l’Italia Forte, Amabile ma soprattutto elegante.

Tre aggettivi con cui ami descriverti…
Mi sento un lavoratore del drink, amo e spero di essere considerato simpatico nel mio modo di propormi al cliente, curioso nel cercare colori, sapori nuovi e poi soprattutto appassionato di questa nostra professione.  Come si dice… Fai un lavoro che ti appassioni e non avrai mai la sensazione di lavorare!

Exit mobile version