Quando in Italia si parla di crisi, si fa sempre riferimento all’economia e il cliente non si muove, non spende, e di conseguenza il locale non propone, non rischia.Bisognerebbe però, forse, cercare di allargare lo sguardo, e mettersi per una volta nei panni dei gestori, magari di quelli che hanno voglia di fare.
Loro, come tante altre categorie, sono i primi a patire l’enorme peso della burocrazia di questo Paese, che troppo spesso chiede e poco dà. Pensate a quante ore di fila, di firme e di permessi, deve sostenere chi vuole proporre della musica (meccanica o dal vivo) nel proprio locale, senza contare il costo abnorme e sconsiderato della SIAE, vera e propria piaga sociale per gli organizzatori di eventi.
Stesso discorso vale per la richiesta di spazi aggiuntivi (esterni o interni che siano), sia per le attività quotidiane (tavolini), sia per eventi specifici una tantum.
Disporre di un gazebo? Quasi impossibile. Avere uno spazio per far sedere i propri clienti all’esterno? Difficile ed estremamente oneroso.
Anche creare un’insegna ed esporla non è una passeggiata! Il gestore di un locale è l’eroe moderno, che va in missione e si scontra contro il mostro burocratico che sputa non fuoco, ma permessi, scartoffie e tasse.
Ecco che anche i pochi che si armano di buone intenzioni smettono di crederci, di sbattersi, di proporre ed uscire dal loro orticello, che dovrebbe invece essere la strada da seguire.
Insomma, serve, per uscire da questa crisi che tocca tutti i comparti del mercato, uno sforzo da ogni parte in causa: gestori, controllori, enti ed amministrazioni.
Servono norme meno severe e meno rigide, una burocrazia più snella e un meccanismo che nel tempo premi chi, più di altri, mostri voglia di fare, idee ed intraprendenza.