London Cocktail Week: il nostro racconto – parte 1
Claudia Carrozzi
Come ogni anno ad ottobre, Londra ha accolto il più grande evento della Gran Bretagna dedicato ai cocktail e ai migliori prodotti del settore presenti nel Regno Unito, il festival London Cocktail Week.
La manifestazione si svolge per eventi in tutto il territorio della metropoli, dove i produttori e i distributori danno il meglio di sé per richiamare l’attenzione del passante o del professionista, presentando nuovi sapori di pietanze e drink in un contesto scenico sia retrò che futurista o personalizzato. Ci sono feste, gare, eventi, degustazioni, offerte speciali su cocktail e varie pietanze offerte in oltre 200 bar, in qualsiasi zona di Londra, oltre al Cocktail Village in Spitafields Market, e alla World Class House. È naturale che data l’estensione territoriale risulti impossibile la visita a tutti gli espositori, ma ho fatto del mio meglio per farvi conoscere i luoghi più significativi e sottolineare nelle degustazioni sia di cibo che di bevande, le tecniche, e possibilmente strappare qualche ricetta ai Bartender, immortalando con delle immagini gli spazi più caratteristici.
Iniziamo dallo Spitafields Market dove si poteva esplorare circa 50 pop-up; c’era il bar della Vodka Belvedere con la cascata alle spalle del bartender, lo stravagante bar a forma di bottiglia del Cointreau, la nave dei pirati del Captain Morgan e molti altri; per esempio, tra i pop – up che mi hanno incuriosito molto c’è lo “#Scotch – Egg Club”, dove le sue specialità erano le Scotch eggs abbinate ad una selezione di whisky scozzesi.
La Scotch egg classica è un piatto tipico scozzese, fatto con uova lesse, ricoperte da “sausage meat” (la carne di salsiccia), impanate e fritte. In variante si poteva scegliere fra lo Scotch egg con i funghi e lenticchie al posto della sausage meat oppure con il chorizo e Black Pudding (sanguinaccio insaccato). Ho fatto un assaggio della classica e della vegetariana abbinate al Dewar’s Blended Scotch Whisky, 12 anni, dove si evidenzia nel palato delle note di miele, mela, sultani, un tocco di agrumi, caramello, e note leggere di torba. Poi un Aberfeldy Single Malt Scocth Whisky, 12 anni, dolce, maltato e anch’esso lievemente torbato e per finire Craigellachie Single Malt Scotch Whisky, 13 anni, dal carattere robusto con delle note di vaniglia e con un bel po ‘di spezie, mele verdi, rovere tostato e leggermente solforato. Si tratta di un delizioso malto, anch’esso con un leggero sentore di torba, tutti e tre sposavano benissimo le scotch eggs.
Un altro pop-up molto carino era quello del The Professor Ampleforth dove presentava la sua linea, incluso il famoso Bathtub Gin, Il Rumbullion, un rum speziato miscelato in Inghilterra, e altri prodotti che uscivano da dei rubinetti di rame simili a quelli presenti nelle case dei bootlager ai tempi del proibizionismo. Dopo un buon gin tonic e quattro chiacchere, mi hanno fatto assaggiare un goccio del loro assenzio con un 91.2% di gradazione alcolica ottenuto con Artemisia Absinthium, Anice, Finocchio, liquirizia, seme di coriandolo, scorza di limone e arancia amara macerati nell’ alcool ottenuto dal grano Inglese. Mi viene spiegato che, dopo il processo di macerazione avviene la distillazione Vacuum, una distillazione sottovuoto o chiamata anche distillazione a freddo, che avviene a 50°C, dove grazie ad una pompa che spinge l’aria e i vapori fuori dal contenitore di distillazione viene ridotta la pressione dell’aria e le parti volatili evaporano ad una temperatura inferiore. Più alto è il Vacuum, più bassa è la temperatura alla quale l’alcool e gli elementi aromatici possono essere distillati, ottenendo così “sapori meno cotti”.
Il Master Distiller decide di usare questo tipo di distillazione quando si vuole preservare la freschezza dei sapori, e in questo caso anche per mantenere il limpido colore del distillato nonostante l’aggiunta dell’acqua. La distillazione tradizionale infatti che avviene ad una temperatura che varia fra i 70° C e i 90° C circa, essendo molto alta, cambia la qualità di molti aromi, in particolare quelli più delicati, come gli agrumi, le note floreali e quelle fruttate.