Se abbiamo voglia di mangiar pesce normalmente si va a comperarlo in pescheria o a mangiarlo al ristorante, mentre se si ha voglia di un buon gelato, si corre in gelateria, ma cosa pensereste se leccando il cono qualcuno vi dice che per non farlo sciogliere è stato fatto con una proteina di pesce sintetica utilizzata dalla Unilever chiamata Isp (Ice Structuring Protein).
Lo mangerete lo stesso con tanta voglia leccandovi i baffi o schifati vi domandate e chi l’ha detto che un gelato non debba sciogliersi?
Via libera quindi al gelato ogm. Dopo il semaforo verde della Commissione europea, già quest’estate nei 27 paesi della Ue si potranno vendere coni “very strong”, capaci di resistere a temperature polari senza perdere cremosità. Grazie a un gene rubato a un pesce artico, i gelati transgenici saranno resistenti come dischi dell’hockey su ghiaccio: potremo metterli nel più glaciale dei freezer per farli resistere più a lungo senza squagliarsi.
Preoccupata invece Coldiretti che ha reso pubblica una ricerca Swg da cui risulta che le proteine transgeniche non sono gradite a tre italiani su quattro. Secondo l’associazione degli agricoltori, si mette a rischio l’immagine generale di un settore del made in Italy che ha visto aumentare le esportazioni di gelato del 43 per cento in termini di fatturato nel primo mese del 2009. In Italia il mercato dei gelati vale 5 miliardi di euro: 15 chili l’anno a persona per coppe, coni, bastoncini e vaschette per il 60 per cento di tipo artigianale.
Ed è proprio questo il centro della polemica. I produttori italiani vogliono rafforzare un trend che ha visto salire i consumi dei prodotti locali e dei gelati a “chilometri zero”: dall’amarone in Veneto al pistacchio di Bronte in Sicilia, dal bergamotto in Calabria ai frutti di bosco di Cuneo, dal gelso siciliano al latte di asina veneto, dal gelato di ricotta al gelato al latte di bufala. Grazie alla creatività italiana si è arrivati ormai a 600 tipi di gusti e le gelaterie artigianali sono ormai 35 mila.
Antonella