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Ma come si fa l’Hugo? L’importanza delle ricette I.B.A.

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Osservare e comunicare per capire errori e cambiamenti che questa attività ha avuto e ha tuttora. Cerchiamo di trovare un equilibrio tra professionalità e mercato, non sempre d’accordo.

Una sera mi sono trovato con tre colleghi, a bere una birra per caso in un locale, e dopo le solite chiacchiere di lavoro siamo arrivati a discutere di una ricetta di un cocktail: l’HUGO. Ognuno di noi la preparava in modo diverso. Ora, la ricetta per me sembrava facile, imparata 6 anni fa facendo la stagione in un hotel al mare. La preparo con prosecco, liquore, di fiori di sambuco, seltz, fetta di arancia e foglie di menta.

Il rinfrescante cocktail Hugo

Ma a quanto pare ero l’unico ad interpretarla in questo modo. Entrambi usavano lo sciroppo di fiori di sambuco, e uno di loro come decorazione usava la mela macerata nello sciroppo di menta. A questo punto Google doveva venirci in aiuto, per capire quale fosse la ricetta dell’HUGO.

Ma non fu così. La confusione rimase confusione, e ricette per questo drink ce ne sono davvero tante. Andammo a dormire con le nostre convinzioni senza la vera ricetta originale, e il giorno dopo avremmo continuato a proporre l’HUGO ognuno in modo diverso e nessuno dei tre poteva dire di avere ragione. Sono d’accordo che è il cliente, alla fine, ad avere ragione, e che quindi per noi poteva essere solo una discussione liceale.

Ma è proprio in situazioni come queste che nasce la necessità di un’associazione come l’IBA, che definisca una ricetta e non la lasci senza paternità. Perché il lavoro del barman è sì inventiva e creatività, ma senza mai dimenticare la tecnica di base e i giusti riferimenti!

Ed ecco la ricetta dell’HUGO così come lo propongo io:
In un bicchiere balloon con 5 cubetti di ghiaccio, inserire 30gr. di liquore di fiori di sambuco, 50gr. di prosecco. Riempire con seltz, alcune foglie di menta e fetta di arancia.

 

NICOLA DE BERNARDIN, dopo la gavetta inizia la professione al Cafe la Perla di Pordenone, dove un barman AIBES gli insegna l’arte della miscelazione. Per qualificarsi al meglio va a lavorare a Londra per un anno, per poi tornare e trovare occupazione in alberghi stagionali. Apre poi un suo locale che gestisce da 17 anni. La caffetteria e l’appuntamento con l’aperitivo sono i punti fermi per un bar, ma sono anche i suoi preferiti, dove ha sempre messo la sua passione.
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