Storie al bar è uno spazio dedicato a voi barman e baristi che da sempre lavorate dietro al bancone e a stretto contatto col cliente. Monica Landi è la protagonista di oggi, e ha deciso di raccontare a noi di bar.it la sua gavetta.
Storie al bar nasce da un’idea di Peppino Manzi. Da molto tempo Peppino aveva in mente questo progetto per dar voce ai suoi ex giovani apprendisti barman del Cluny Piano American Bar e ai suoi ex allievi di scuola divenuti poi professionisti, poi aperto anche a tutti i barman, che potessero ricordare i primi anni della loro carriera delle vostre storie, delle vostre esperienze e lanciare un messaggio d’incoraggiamento ai giovani futuri barman.
“Ho esercitato questo mestiere per una decina d’anni, iniziato per caso, con la voglia di rendermi indipendente, dopo studi ad indirizzo commerciale …mi sono trasferita di punto in bianco in Svizzera, nella nostra amata Davos.
Un buon punto d’inizio dove più che la tecnica ho imparato quanta disciplina, dedizione e impegno richieda il lavoro nel bar. Ho anche improntato in quel periodo rapporti d’amicizia che si sono protratti fino ad oggi, basati sulla condivisione di un periodo cruciale della vita trascorso lontano dalle famiglie d’origine. Di quella stagione nell’hotel Rinaldi (stagione 86/87) ricordo la gigantesca cantina di vini pregiati nella quale mi sporgevo e chiamavo volta per volta i vini che l’uomo che ci “viveva” mi passava allungandosi dalla scala che portava al piano del bar.
Della stagione successiva allo Central Sport Hotel ricordo la precisione del servizio in sala e le crêpes suzette flambé del maître Renato Bellini…Di quel primo periodo più che la tecnica ho fatto mio soprattutto il rapporto col cliente, il piacere di rendere un servizio, che non è servire, ma è creare un momento di benessere per chi ci sta di fronte e quindi il piacere di aver fatto un buon lavoro.
Poi al rientro la decisione di prendere un bar nella (ex) gloriosa Milano marittima. Erano ancora anni belli 91/95….bellissima esperienza, con ancora il turismo al galoppo…Prevalentemente gestivo il mattino, le colazioni, e la sera pure….aperitivi, i vari drink serali, quanta fatica…ma anche tanta soddisfazione. Più che i prodotti che veramente non sono rilevanti in quel periodo, quello che più mi ha lasciato questo lavoro è la dedizione al cliente a 360 gradi, dal momento che entra nel locale al momento che lo lascia. Come ho sempre detto e ancora dico alle giovani colleghe di qualunque mestiere si tratti, fate finta di essere un cliente e dal momento dell’ingresso qualunque cosa che potreste notare che non vi piaccia….QUELLO dovete correggere!!!
Anche nel mio lavoro attuale attuo lo stesso metodo…la professionalità della tecnica deve essere indiscutibile naturalmente… Nel lavoro del bar però l’empatia col cliente è una caratteristica imprescindibile. Insomma dopo quasi 23 anni che non faccio più la barista ancora mi manca. Poi tra le varie esperienze anche una stagione in sala in un albergo a 4 stelle a Milano marittima …ma la sala non mi è mai piaciuta ma anche quella un’esperienza nelle dinamiche sala/cucina.
Poi ho avuto anche l’onore e il piacere di lavorare con te Peppino e di quei brevi periodi invernali ricordo ….che dire….le mie parole non portano nulla alla professionalità, alla classe e alla storia del Cluny Bar. Devo solo ringraziare Peppino Manzi dell’opportunità. Mi ha corretta perché avevo la camicetta troppa vistosa, mi ha corretta per un tappo della bottiglia d’acqua servita al tavolo….ma il tappo doveva esserci o no? Non ricordo.
L’angolo della ristorazione…E quel San Valentino, con quei bei piatti di pesce e il Cluny vestito a festa con tutte rose rosse…e tutte quelle coppie….che bello! E sempre la signora Luisa…con mille occhi che tutto fosse a
posto…E il kir Royal, il Bellini ed io che qualche volta l’ho servito e che meraviglia! Questa estate mi hanno regalato un Crème de Cassis e ho fatto il kir Royal in una cena.
Il bar mi ha insegnato tanto dal punto di vista umano, dal rapporto col cliente, all’intesa che si deve creare al primo
sguardo, e da come il cliente per primo deve guidarti a dargli soddisfazione che di riflesso sarà quella dell’operatore.
Vorrei vedere un bar dove ci sia ancora un po’ di professionalità che non vedo più. Entro nei bar con occhio critico e spesso sono contrariata dalla poca attenzione al cliente…un sorriso, basta un sorriso, un saluto…costa tanto? Se entro in un bar e non mi salutano ho la forte tentazione di scappare…. Ancora adesso. Soprattutto adesso.
Oggi si beve solo Spritz e se hai voglia di provare qualcosa di classico difficilmente trovi qualcosa di bevibile….o sono io che non so dove andare?
Ecco una ricetta che Monica Landi ha voluto regalarci:
Spring in Venice
Categoria: Wine long drink
Preparazione: bicchiere con ghiaccio
Bicchiere: tumbler medio
Quantità: 15/16 cl.
Ingredienti: 3/10 Dry London Gin
2/10 Sciroppo di fragola
2/10 Lemon Juice
3/10 Prosecco
Guarnire con fettina di limone grappolino di ribes rosso, foglie di mentuccia.
Elaborazione: shakerare i primi ingredienti con ghiaccio, versare in un highball glass e riempire con il vino Spumante.
Questa rubrica vuole essere una sorta di contenitore delle vostre storie di vita ed anche delle vostre ricette più importanti. Di volta in volta daremo spazio ad un barman che racconterà la propria storia umana e professionale e che ci dirà, con un aforisma, il suo modo di vedere questa straordinaria professione.
Gli articoli saranno pubblicati qui su bar.it
Per ogni articolo, appunto, troverete foto del barman aforisma e una sua ricetta “cavallo di battaglia”. Alla fine di questo percorso, raccoglieremo tutte queste esperienze in un volume: “Storie al Bar” e-book e cartaceo.
Indicare nome e cognome, luogo di provenienza;
Allegare il file con le domande a cui rispondere per realizzare l’articolo (POTETE SCARICARE IL FILE QUI)
Scrivere l’aforisma che vi rappresenta
Allegare una o più foto che vi rappresentano negli anni di lavoro
ricetta e spiegazione di un vostro cocktail con relativa foto