(Questo articolo è all’interno della rivista di luglio 2015 di bar.it Mag online)
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Non è solo questione di taxi, di insegne luminose, di bar aperti fino alle quattro di mattina; c’è qualcosa di psichico che lega così bene New York con il sapore del liquore. Credo che ci sia una specie di battaglia nascosta tra te stesso e le aspettative della gente che ti circonda, tra te stesso e la persona che devi essere, tra te stesso e le 26 ore di una giornata newyorkese; è così che ti trovi la sera a festeggiare con un drink. Una sorta di vittoria che tu hai ottenuto tenendo testa per un altro lungo giorno a questa città. C’è qualcosa nell’aria a New York, qualcosa che rende il dormire inutile…
La narrativa del bere è stata portata sulla cresta dell’onda dalla serie televisiva Sex&theCity dove i protagonisti dopotutto bevono molto di più di quanto poi facciano realmente sesso. Così l’ideologia comune è quella rappresentata da Martini e Cosmopolitan in lussuosi rooftop bar al calare del sole.
Una città che è come quel tipo di relazione che continui a tenere, ma senza darci troppa importanza, con molte difficoltà, alti e bassi, ma che dopotutto ha sempre quel qualcosa che ti tiene legato.
Ami questa città per quel che fa di te, perché come ogni brava maestra ti spinge sempre oltre i tuoi limiti, ti porta ad essere migliore, raggiungendo obiettivi che non pensavi fossero alla tua portata. Una città che ti fa suo, immediatamente, ci appartieni dopo cinque minuti tanto quanto dopo cinque anni; una città fatta da milioni di persone diverse, tutte venute qui in cerca di un qualcosa.
Amo questa città. Per quel che fa di me.