E’ la giusta stagione per aprire un flower-bar ovvero un locale pubblico dove poter prendere l’happy hour, la colazione, il lunch, il cappuccino con l’amica stando in mezzo ad un prato per poi tornare a casa con un mazzo di primule, margherite, non-ti-scordar-di-me, viole e garofanini a scelta.
A Roma, l’appuntamento è da Le Flaneur, di Antonia Barrasso, un locale a metà strada tra il fiorista e il bar mentre a Torino c’è Floris House, locale passepartout per uno spuntino in qualsiasi momento della giornata e lo shopping aristocratico: una crema per il viso, un fiore da colpo di fulmine infine a Brunico (Bolzano) Andrea Acherer, pasticciere, e Barbara Strondl, fiorista, hanno unito le loro competenze per offrire un’esperienza«che rende felici tutti e cinque i sensi» con cioccolatini ripieni e torte decorate da petali di zucchero e file di orchidee che adornano tutto l’ambiente.
E’ chiaro che nelle grandi città i flower bar hanno una ragione in più di essere apprezzati in quanto lo stress raggiunge livelli molto alti e di conseguenza molti si rilassano odorando e guardando questi regali della natura che se preparati in cestini da aspoorto possono essere adattati all’umore: foglie di quercia per i depressi, dalie, menta piperita e limone come tiramisù, fiori d’aglio contro i cattivi pensieri, begonie portafortuna.
Mario Roma, floral designer che si batte perché l’acquisto dei fiori sia detraibile dalla dichiarazione dei redditi, assicura che non c’è miglior relax di quello ispirato dalla dolcezza della peonia, da un ramo di rododendro o di azalea, di pesco o di ciliegio e perchè no accompagnato da un buon caffè o un cocktail che ci possa rimettere in pace con noi stessi ed il mondo!
Antonella Ciccarelli
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