Continua la mia attenta ricerca su questo grande prodotto della distilleria, che con la colonizzazione si è esteso anche oltre Oceano, nell’America del Nord.
Brevi cenni di storia
Negli Stati Uniti d’America e principalmente al sud: nello stato del Kentucky, Tennessee e all’est in Virginia, Pennsylvania e Maryland, si produce un distillato di cereali al quale è stato dato il nome di “whiskey” (con una “e” in più come l’irlandese) per differenziarlo dal whisky scozzese, anche se produzione e metodi di distillazione erano inizialmente ispirati a quelli scozzesi.
Le bevande alcoliche d’ogni paese seguono e caratterizzano la produzione con la storia sociale e la produttività agricola del territorio, è così che nel Nord America sono nati distillati dagli infusi di cereali, a volte mescolati, di: granturco, segale, orzo, grano e avena in differenti proporzioni.
Alla fine del 700, quando i primi pionieri scozzesi e irlandesi colonizzarono il continente nord americano, con loro portarono la loro abilità nel distillare e così nacque il whiskey americano.
Era un distillato diverso da quello scozzese, soprattutto per la grande disponibilità dei cereali da distillare. Erano piccoli coltivatori che coltivavano prevalentemente la segale e il granturco, cereali resistenti e d’alta resa, ma la produzione elevata creava difficoltà nel trasporto, anche perché deperibili, a causa delle poche e difficoltose vie di comunicazione con i mercati della costa, il trasporto era poco economico, di conseguenza i coltivatori pensarono bene di destinare i loro raccolti alla distillazione. Avendo a disposizione acqua fresca e pura, ingredienti basilari per la produzione del distillato. Si produssero così alcuni tipi di distillati con stili diversi che divennero classici in alcuni stati del sud.
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