La Francia ha annunciato, qualche settimana fa, di essere riuscita a coltivare il tartufo in alcune piantagioni create appositamente. Una notizia di interesse per il mondo della ristorazione, che spesso si trova di fronte al problema della disponibilità. Ma poi la qualità?
l’Institut national de recherche pour l’agriculture, l’alimentation et l’environnement (INRAE) ha quindi annunciato di essere riuscita a coltivare il tartufo bianco. Questo fungo pregiato e ricercato cresce spontaneamente in Italia ed in alcune zone d’Europa.
Il tartufo non può essere coltivato allo stesso modo degli altri funghi, visto che cresce solo in simbiosi con altre piante: il fungo estrae i sali dalla terra per le piante vicine, che a loro volta forniscono gli zuccheri al fungo stesso. Per coltivare il tartufo è quindi necessario coltivare anche le piante intorno.
Nel vivaio Robin di Saint-Laurent-du-Cros in Provenza si è riusciti quindi a coltivare il tartufo, con una collaborazione con INRAE iniziata nel 1999. Una scoperta che potrebbe aiutare il mondo della ristorazione, per un ingrediente ricercato e spesso introvabile. Ma ci chiediamo se la qualità possa essere la stessa, e se le dinamiche di mercato potranno essere poi le stesse che ci sono ora.
L’INRAE aveva già tentato altre volte di arrivare a questo risultato in regioni con climi diversi: il Rodano-Alpi, nella Francia sud-orientale, la Borgogna-Franca Contea e la Nuova Aquitania. Il tartufo raccolto è bianco, pregiato e coltivato in un’area geografia al di fuori della sua zona naturale.
Per far fronte alla grande richiesta, negli anni sono stati molti gli esperimenti di coltivazione del tartufo, anche in Italia. Non va però mai dimenticata la specificità e l’unicità di questo prodotto tutto italiano.