Quanto mi piacerebbe veder crescere la cultura di bere cocktail in Italia. Quanto mi piacerebbe vedere clientela che sappia riconoscere un prodotto ben fatto e soprattutto sapere e capire come viene fatto, come si è arrivati a quel gusto e a quelle caratteristiche particolari, non facendosi persuadere da etichette ben sponsorizzate e, soprattutto, non considerando il prezzo come unico sinonimo di qualità.
L’aiuto principale dovrebbe partire dai bartender e per far sì che ciò avvenga, la parola chiave è SEMPLICITA’. Bisognerebbe arrivare nelle case di tutti, fare in modo che le ricette siano chiare e di facile replicabilità, così che anche un padre di famiglia possa preparare qualche drink base in casa per se stesso o per gli ospiti e, quando avrà il tempo disponibile, cercare ispirazione e novità in uno dei bar di fiducia dove bravissimi bartender studiano e sperimentano soluzioni alternative con dedizione e professionalità.
Mi piacerebbe ci fossero messaggi più chiari e diretti: se si vuole arrivare a un maggior numeri di utenti finali dobbiamo ricordarci che non tutti in casa usano quotidianamente dell’acido citrico o il disidratatore, per non parlare di un rotavap.
MI PIACEREBBE VEDERE PIU’ BARTENDER CHE FANNO QUESTO MESTIERE NON SOLO PER ALTRI BARTENDER.
Non voglio alimentare polemiche, anzi, ma aiutiamo a far capire che si possono realizzare dei cocktail in casa anche se non si hanno attrezzature, tools o bicchieristica particolari. Non bisogna presentare ricette con 12 ingredienti solo perché “fa figo” (sì, l’ho detto)! Si deve parlare di ingredienti in modo generico non solo specificando il brand. Occorre infatti proporre ingredienti di facile reperibilità e alla portata di tutti. Essere il più precisi possibile nella modalità di esecuzione e nella quantità precisa di ingredienti.
Tutto questo per dire che se a mio padre hanno insegnato a prepararsi un negroni in casa avrà meno premura ad ordinarlo al bar quando probabilmente andrà per il suo prossimo aperitivo, e starà lì a valutare con coscienza, cercando di capire dove può migliorare la propria esecuzione. Credo che appunto la cultura del bere nasca da questi piccoli passaggi.
Ovvio non sto puntando il dito contro nessuno, questo è solo un mio semplice e modesto parere con la convinzione che L’ESAGERAZIONE NON E’ STATA MAI VINCENTE.
Vedo bartender improvvisati che fanno infusioni e tinture senza conoscere le basi della chimica e, talvolta, neanche conoscendo le caratteristiche di quel prodotto e le modalità su come andrebbe trattato e lavorato, non garantendo, così, qualità per l’utente finale. Io sono a favore di novità e cambiamento, ma è inutile puntare alle stelle se non si ha la terra sotto i piedi.
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