L’Italia è la patria mondiale del caffè espresso. Terzo importatore di caffè verde e terzo esportatore mondiale, l’Italia è riconosciuta all’estero come principale veicolo del caffè espresso. Ma anche sul mercato interno qualcosa si sta muovendo. Ecco un articolo dell’Osservatorio HostMilano sull’argomento.
Una passione senza fine: è quella degli italiani per il caffè espresso. Una passione confermata dalla recente indagine condotta da AstraRicerche per conto del Consorzio Promozione Caffè. È un prodotto frequentato con percentuali plebiscitarie: tra i 18-65enni ben il 96,6% consuma, almeno saltuariamente, caffè o bevande a base di caffè. Quasi 4 italiani su 10 bevono da 2 a 3 tazzine al giorno e lo stesso numero ne beve 3 o 4. Se la casa resta il luogo del consumo primario per il 90,3% degli interpellati, la bontà, la pulizia e l’atmosfera del bar lo rendono un luogo, sebbene poco frequentato in questo 2020 di chiusure, senz’altro evocato e agognato, al secondo posto con il 65% di preferenze (erano il 77,5% nel 2014, quando si svolse la precedente indagine). Una prova che il tempo trascorso al bar resta uno dei simboli dell’Italian Way of Life. Tanto che il 60,3% ha sentito la mancanza del rito del caffè al bar mentre il caffè è stato, anche in questo anno difficile, un vero salvavita, associato a pensieri di benessere, a sensazioni di comfort e di calore. Per oltre 8 italiani su 10 è, semplicemente, uno dei piaceri della vita.
Eppure anche nel Belpaese qualcosa si muove: benché ancora fedeli al caffè “normale” (leggi, alla tazzina di espresso), negli italiani aumenta la curiosità verso preparazioni alternative, come il cappuccino o il caffè ristretto. E se solo un terzo si dichiara informato riguardo a ciò che esiste “fuori dalla tazzina”, quasi 8 intervistati su 10 vorrebbero saperne di più sulle diverse varietà, caratteristiche di gusto, lavorazioni e provenienze.
Tanta passione non poteva che trovare riscontri oltre i confini nazionali, in quanto simbolo dello stile italiano esportato nel mondo. “Il caffè espresso nel mondo è una bevanda con un trend crescente e fortunatamente le miscele italiane di qualità sono ancora apprezzate – spiega Michele Monzini, neo eletto presidente di Cpc -. Il made in Italy ha uno spazio nel mercato che i produttori non italiani non hanno. Dobbiamo essere bravi a mantenerlo questo spazio, esportando qualità e raccontando la nostra cultura del fare miscele per espresso. Senza dimenticare che gli italiani sono anche leader indiscussi nella produzione delle macchine per caffè espresso, e questo fa da traino al caffè made in Italy”.
Un apprezzamento, quello del caffè espresso made in Italy, che supererà indenne la crisi Covid-19 come ritiene il 78,8% delle aziende interpellate per una ricerca dell’Università Roma Tre per UIF, mentre il 15,9% ritiene che ci sarà un impatto, ma temporaneo.
L’Italia è il terzo Paese al mondo per importazione di caffè verde (dietro USA e Germania) e il terzo (dopo Germania e Belgio) per volumi di esportazione di caffè, in tutte le sue forme.
Nel 2019, secondo Istat, il volume delle importazioni di caffè verde è stato pari a 10,2 milioni sacchi da 60 kg, in aumento (+1,48%) rispetto al 2018. Il volume di caffè verde trasformato dalle aziende del nostro Paese è di circa 10 milioni di sacchi (+1,16% sul 2018) e le esportazioni di caffè torrefatto sono pari a 5,2 milioni di sacchi equivalente verde, con un aumento del 16% rispetto al 2018.
“L’export nel primo semestre 2020 è sì calato, ma del 3% circa, mentre il mercato interno ha subito un -16% – dice Monzini -. Al momento il Far East sta andando bene. Il mercato cinese non è ancora particolarmente sviluppato per la torrefazione italiana, ma sta crescendo”.
Gli sbocchi più importanti per le esportazioni del caffè torrefatto italiano sono i Paesi comunitari (che assorbono oltre il 60% della produzione) con Francia, Germania, Austria e Regno Unito. Tra i Paesi extra UE ai primi posti troviamo Svizzera, Usa, Australia, Russia e Canada, e si registrano aumenti delle esportazioni verso Europa orientale, Israele, Arabia Saudita, Cina e Corea del Sud.