Molto spesso si sentono i gestori dei bar lamentarsi dei minori guadagni a causa della recessione economica o dell’euro.
Non dovevano liberalizzare le licenze, troppi bar aperti e quant’altro. Certo, il libero mercato genera competizione e concorrenza come è avvenuto in molti altri settori chi non ha sufficiente forza cede e così si incominciano a vedere i bar che chiudono. Ma è vera crisi o è incapacità di valutare il comparto e la professione?
Probabilmente è la seconda, non si può più aprire un bar credendo che facendo un caffè vendendo le gomme da masticare e qualche amaro pubblicizzato con pochi tramezzini e dei buoni gelati confezionati si possa sopravvivere. Il bar non può più essere gestito come un tempo, commerciando poche referenze e stappando alcuni tappi a corona: i margini sono troppo bassi, inoltre al supermercato oramai si trova tutto ciò che si vende al bar ad un terzo del costo.
Le nuove aperture devono assolutamente specializzarsi, non si può più aprire un bar in modo generico, diventa indispensabile dare all’esercizio una destinazione d’uso esatta, coma tipologia e come efficacia nell’ambiente che lo circonda. Inoltre si rende indispensabile produrre in proprio, ovvero fare un buon gelato, o una buona pizza, o degli eccellenti tramezzini, o preparare cocktails, o fare un buon aperitivo con preparazione proprie.
Allora l’esercizio potrà gestire almeno un comparto ove i suoi margini gli daranno utili tali da permettergli promozioni, gestione personalizzata della qualità, e i guadagni potranno fare a meno dei prodotti da banco che rendono i bar simili agli scaffali dei supermercati.
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