Fare la crustas non rappresenta solo una guarnizione, ma è anche una parte integrante del drink perché oltre all’aspetto puramente estetico si va ad influire sul gusto.
Infatti bagnando (solitamente con il limone) il bordo del bicchiere e successivamente passandolo sulla parte interessata nell’ingrediente che vogliamo incorporare (sale, zucchero, spezie varie) si ottiene oltre ad un’effetto decorativo anche una sostanziale modifica del gusto.
Questa categoria di cocktail (codificata anche dall’I.B.A.) fu inventata da Joseph Santini (c’è chi dice sia stato un barman italiano e altri un ristoratore spagnolo) intorno il 1850 a New Orleans.
In particolare la costa dell’America orientale, grazie all’importazione degli alcolici dall’Europa (soprattutto gin e brandy), di liquori di alta qualità e l’arrivo del ghiaccio dagli stati del nord hanno fatto si che l’american bar nascesse e con lui il suo legittimo “discendente” il cocktail che fiorì in quegli anni negli alberghi di lusso per soddisfare un’elite benestante.
Con le ferrovie cominciò il “crisscrossing” del continente, San Francisco e New Orleans divennero i focolai di maggiore originalità, facendo sì che esperti farmacisti, come Antoine Peychaud, inventassero amari e liquori che ancora oggi si preparano e commercializzano.
Ricordiamo fra i primi in assoluto:
RUM CLASSIC Crustas
di Arturo Sighinolfi
2 once Añejo rum
1/4 oz. Marie Brizard orange curaçao o di liquore di ciliegie Luxardo
3/4 oz. succo di limone fresco
3/4 oz. Gomme sciroppo
Strofinare l’orlo di un calice da vino con una fetta di limone, e passarlo nello zucchero superfine in modo che la crustas sia uniforme;
una scorza di limone dentro il bicchiere e freddarlo con il ghiaccio. Unire gli ingredienti e shakerare energicamente.
Alcuni anni dopo il grande barman Jerry Thomas disse che la “crustas” era l’anello mancante nello sviluppo del moderno cocktail riportandolo nel suo primo libro “mixed-drinks” pubblicato nel 1862 e stampato per oltre 30 anni come unico vademecum dei bartenders.
Tra le molte bevande descritte nel libro di Thomas vi sono appunto i Crustas, all’epoca erano molto popolari a differenza dei giorni nostri che sono un pò snobbati se non in alcune preparazioni a base di caffè o nel classico Margarita.
Sono comunque dell’avviso che nell’ora dell’aperitivo dove la fà da padrone l’Aperol se viene servito classico con ghiaccio, soda e fettina d’arancio, il bicchiere deve essere categoricamente bordato con una crusta di zucchero bianco, cosa attualmente, purtroppo, caduta in disuso!