L’Italia è da sempre Terra di Santi, navigatori, poeti, artisti e molto altro… Una Nazione che ha saputo mettere al centro della sua storia e delle sue tradizioni la buona tavolta, con tutto ciò che ne consegue: materie prime, gastronomia, vino e bevande alcoliche in generale.
Tra le tante storie che meritano di essere raccontate, oggi vogliamo affrontare quella di una bevanda che ha oltre 200 anni di storia: il Vermut.
La storia di questo vino aromatizzato inizia nel 1786 a Torino, per opera di Benedetto Carpano, ma le sue radici affondano già agli inizi del 1700, quando, in seguito alla guerra di successione spagnola, iniziata nel 1701, tra Francia ed Inghilterra, gli inglesi si erano ritrovati nell’impossibilità di ricevere le normali forniture di vino francese. Decisero allora, nel 1703, di stipulare il trattato di Methuen con il Portogallo, definendo tutta una serie di accordi di tipo politico, militare e commerciale, con particolare riguardo all’importazione in Inghilterra dei rinomati vini liquorosi portoghesi, a fronte dell’esportazione in Portogallo di pregiati tessuti inglesi.
Questo portò ad una grande diffusione dei vini fortificati in tutt’Europa, grazie alla spinta commerciale, operata dai mercanti inglesi che tanto amavano il loro gusto dolce, assai gradito delle dame e, soprattutto, per l’intrinseco significato antifrancese che tale consumo comportava.
Questo nuovo scenario aprì le porte sia a prodotti già diffusi su scala locale, come il Marsala, prodotto della Sicilia che aveva metodi di vinificazione e invecchiamento simili a quelli dei vini portoghesi, sia a nuovi esperimenti come il vermut.
Il Vermut ebbe il merito di permettere l’utilizzo di vini giovani ad alta gradazione, rendendoli affascinanti al palato grazie all’aggiunta di una particolare miscela di erbe aromatizzanti che lo rendevano comunque gradevole, ma abbattendone i costi di produzione. Per tali motivi, questa bevanda iniziò a diffondersi rapidamente in gran parte d’Europa.
La seconda giovinezza del Vermut inizia con l’incontro con il mondo del cocktail, divenendo un ingrediente versatile e molto utilizzato dai barman di tutto il mondo. Liscio o miscelato, il vermut è un piacere da gustare ovunque, senza confini e senza limiti di tempo.
Non è un caso, allora, che un giovane enologo argentino, di nemmeno 30 anni, sia diventato un vero esperto in materia e col suo lavoro stia creando un ponte tra Europa e Sud America, con cui unire tradizione e modernità: Walter Emiliano Sosa vive e lavora a Mendoza, ma ha maturato importanti esperienze sia in Spagna che in Messico.
Nato e cresciuto in mezzo al vino, Emiliano è prima diventato tecnico in enologia, per poi specializzarsi nella produzione proprio del Vermut, oltre che di altre bevande da aperitivo.
“Il vermut – ci spiega Emiliano – si ottiene a partire da una base di vino a cui bisogna aggiungere alcol, mosto concentrato o zucchero, scorze di limone, spezie ed erbe varie. Il tutto deve poi esser lasciato a macerare per tempi differenti, che possono andare dal mese ai due mesi e mezzo, a seconda della ricetta. Il risultato è un prodotto che ha una gradazione alcolica compresa tra i 12 ed i 18 gradi alcolici e che si può anche fare in casa, seguendo diverse tipologie di ricette”.
Fondamentale, tra le erbe, è la presenza dell’assenzio, imprescindibile per il vermut, che non solo ha una notevole importanza dal punto di visto dell’apporto aromatico, ma aiuta anche a livello digestivo.
A seconda del colore del vino utilizzato, il vermut può presentarsi bianco o rosato, mentre, dipendendo dalla quantità di zucchero presente, può essere dolce o secco.
“Ci sono prodotti che si sono persi a Mendoza ed è nostro dovere recuperarli, perchè appartengono ai nostri antenati – afferma ancora il giovane enologo, che aggiunge – Nel mio percorso di studi ho conosciuto professori come Roberto Castro ed Andrés Guienés che mi hanno ispirato in questo mio lavoro.”
Grazie alle informazioni nei suoi anni di studio e di lavoro, per quanto riguarda il Vermut e non solo, Emiliano oggi tiene conferenze, seminari ed eventi sul favoloso mondo delle bevande, in Argentina, in Messico, in Perù, in Bolivia, in Ecuador ed in altri Paesi ancora del Sud America.
“Il vero segreto – ci spiega ancora – è l’insieme delle attenzioni che bisogna osservare nel preparare il vermut e l’utilizzo dell’alcol da aggiungere, che deve essere neutro e non deve apportare ulteriori aromi. Terminata la macerazione bisogna separare la parte solida da quella liquida e far avvenire una sorta di chiarifica a freddo a 3°C, per evitare l’aggiunta di additivi, prima di procedere ad una filtrazione a 0,4 micron per rimuovere particelle in sospensione e batteri che potrebbero sul gusto finale”.
Tante piccole attenzioni che rendono anche stimolante la produzione del vermut in casa, per il consumo liscio o miscelato con altre bevande, come ad esempio il vino Sherry, permettendo a questa bevanda di trascendere il tempo e lo spazio…per unire tutto il mondo, nel segno del gusto.
Foto: Fernando David Chavez
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