La collana dei saggi ‘Bar Strategy’, di Bar Wars, si arricchisce di un nuovo titolo alquanto provocatorio: “Dipendenti da incubo – Tutta la verità su come gestire i tuoi dipendenti e smettere di farti rubare i soldi che hai guadagnato”, di Luca Malizia e Ilias Contreas, pp 332, € 36,90.
L’argomento è caldo, se si considera che la FIPE a inizio 2023 conferma che 1 locale su 2 chiude nel giro di 5 anni – 10mila insegne l’anno circa – e che il costo del personale vale ben il 20-35% del fatturato, quasi come quello delle materie prime se non maggiore. Di sicuro la relazione tra il mondo dei datori di lavoro e quello dei dipendenti non è mai stato in crisi come oggi, con fenomeni in parte ancora da spiegare.
Dopo la ‘pandemia’, è in aumento il numero di persone che decidono di lasciare il posto fisso, mentre interi comparti annunciano licenziamenti in massa (basta pensare al Big Tech e secondo Istat, -27mila occupati a novembre 2022). Altri comparti invece soffrono della difficoltà di trovare collaboratori, in primis proprio l’HORECA. Il disallineamento tra domanda e offerta sembra insomma un fenomeno strutturale.
Malizia e Contreas, a meno di 40 anni, hanno saputo costruire ‘un piccolo Impero di brand e attività’ nel beverage e dei locali, che fanno capo a una florida SPA con un totale di circa 50 tra dipendenti e collaboratori fidelizzati. Nel 2020 hanno costituito il polo di consulenza e formazione Bar Wars per aiutare il settore a ‘vincere la sfida dei locali’ anche in tempi di allarme pandemico e lockdown.
Nel libro, attraverso un percorso estremamente pratico, come nel loro stile, delineano un nuovo modo di rapportarsi con i dipendenti per creare profitto e per attrarli nel proprio organigramma.
La morale del libro
Prima di tutto occorre uscire dalla logica del “si è sempre fatto così”.
Gli autori sanno che “Il sogno di chiunque sarebbe quello di poter fare azienda senza dipendenti, ma purtroppo è impossibile specialmente quando parliamo di locali”.
Tuttavia, avvertono: “Posto che l’unico scopo nel business è il profitto, per fare profitto bisogna che i clienti siano estremamente soddisfatti e a questo scopo sono indispensabili i dipendenti e pure preparati e motivati da una reale possibilità di crescita professionale. Il ruolo dell’imprenditore è quindi di fare impresa con un progetto ambizioso. Nel mercato del nuovo millennio o entri per realizzare un progetto ambizioso o meglio che rimanga fuori. Non c’è più spazio per le aziende familiari, per chi paga in nero ed evade e così non può investire. E se non si investe in formazione continua non si produce ricchezza”.
Dedicato a questi titolari
Luca Malizia e Ilias Contreas si rivolgono ai titolari di locali (piccole e medie aziende) in tre differenti stadi:
- Sei schiavo del tuo locale perché non hai dipendenti o quelli che hai sono un problema in più da gestire; gli incassi non girano, sei a pezzi
- Gli incassi vanno abbastanza bene e pure i dipendenti, ma nonostante tutto ci sono problemi che ti rovinano le giornate, non sei felice, il lavoro è stressante e non hai tempo da dedicare alla crescita della tua attività
- Il tuo business è una bomba, non hai sbattimenti perché il tuo team lavora bene e con responsabilità, ma vuoi capire cosa puoi ancora fare per salire di livello.
Titolare o imprenditore?
La differenza di fondo è tra proprietario di locale e imprenditore, colui che non lavora nel locale, ma elabora strategie, costruisce con metodo l’organigramma, studia azioni di marketing in modo professionale (altrimenti meglio delegarle evitando il faidate), tiene sott’occhio il conto economico, utilizza il CRM e insomma si dota di una organizzazione e degli strumenti necessari per portare la sua insegna a un successo sempre maggiore, senza stress e con l’adeguata ricompensa economica per sé e i suoi collaboratori.
“Il dipendente è colui che non è interessato ai tuoi guadagni ma senza non li fai. L’imprenditore invece deve essere il leader, il motivatore che ricorda sempre l’obiettivo e imposta il metodo”. “Il 90% dei dipendenti non rende non perché è cattivo ma perché è spaesato” perché “il 99% degli imprenditori non sa gestire”.
Uno scenario che si può cambiare: “Il 95% della popolazione è povera e dipendente perché crede che solo la fortuna può rendere ricchi, invece la ricchezza si crea, la felicità non è un diritto, bisogna guadagnarsela; il lavoro non è roba da sfigati. Attenzione però: i ricchi non sono quelli che conquistano il denaro con la forza e per il potere e quindi hanno bisogno di circondarsi di persone deboli; l’imprenditore si arricchisce sul mercato con l’unica arma della vendita, ovvero per quanto riesce a rendere felici i suoi clienti con la partecipazione dei suoi dipendenti”.
La chiave di volta quindi è sempre la stessa: soddisfare al massimo il cliente; gli strumenti sono il data base dei clienti e gli eventi, ideati e realizzati in modo che possano far vivere esperienze uniche, tali da valere un costo alto, fuori da ogni ‘guerra del prezzo’.
E come risolvere la difficoltà nel trovare personale?
Una ricerca interna di Bar Wars aveva evidenziato che nel 2021 la carenza di organico era stato un fenomeno globale, non solo italiano: “Molti bartender e operatori del settore si sono sentiti dire che la loro professione era diventata pericolosa per la salute pubblica e hanno cambiato mestiere. Si è creato un buco generazionale. Si dice che i giovani non hanno più voglia di faticare. E’ più complesso: si chiedono invece per cosa vale la pena vivere sul serio. Pure tanti manager e colletti bianchi hanno mollato tutto alla ricerca di sé stessi e di un nuovo percorso di vita. Motivo di più per cui il progetto imprenditoriale deve essere entusiasmante”.
Senza giovani da assumere il mondo dei locali è finito?
È pure indubbio che per guadagnare 1200 euro al mese, i giovani ormai non hanno bisogno di faticare troppo: basta per esempio mettersi con qualunque servizio su una piattaformna di domanda/offerta senza muoversi dal divano. Non c’è nemmeno la preoccupazione di comprarsi casa, perché l’Italia è il Paese con più case di proprietà al mondo, e quindi prima o poi la si eredita.
Allora, il mondo dei locali è finito? “Assolutamente no. Semplicemente solo chi sarà in grado di offrire ai giovani prospettive interessanti e guadagni molto alti potrà continuare a stare sul mercato”.
Come far funzionare l’azienda?
Malizia e Contreas riflettono sul sistema paese, sulla scuola strutturata per creare dipendenti (persone non autonome in generale) e non imprenditori (persone libere che credono di poter costruire la propria vita e i propri obiettivi), sui numerosi inganni della mente (la libertà di per sé illegittima, i dipendenti hanno sempre ragione, etc.) in cui gli italiani sono indotti a intepretazioni capziose del senso del lavoro, del profitto e della ricchezza. Parlano dello ‘stipendio di cittadinanza’ (sono pagato solo per essere qui non per lavorare davvero, per quello mi devi incentivare) e del reddito di cittadinanza per cui il divano immediatamente comincia ad avere una forza gravitazionale che neanche un buco nero…
Scandagliano gli atteggiamenti mentali che portano i proprietari dei locali a comportamenti autolesionistici e smascherano quelli dei dipendenti che non vanno nella direzione di portare il locale a produrre ricchezza.
Contenuti didattici
La maggior parte dei capitoli però ha un contenuto tecnico e didattico e fornisce una guida per trasformare una piccola azienda in una vera impresa a partire dal piano di patrimonializzazione (un piano di ciò che si vuole ottenere) fino al marketing, all’amministrazione, la produzione e la ricerca e sviluppo.
Si insegna a organizzare le procedure, trovare e selezionare i dipendenti, renderli efficienti e al tempo stesso più felici (guida ai benefit), ma anche controllarli (riconoscendo per esempio il codice ‘degli atti ostili’) e ad analizzare i veri costi di un dipendente; a fare un piano di marketing e a comunicare meglio in generale; ad aumentare la soddisfazione dei clienti tenendo presente la regola aurea: non tanti clienti, ma pochi e disposti a spendere molto per essere soddisfatti.
Tutto il circolo virtuoso si nutre a ogni livello di formazione.
“D’altronde un’azienda sana non ha costi, ma investimenti in asset, cioè in persone o cose che servono direttamente alla produzione di profitto”.
Contributi gratuiti
In ogni capitolo un Qrcode consente di acquistare altri libri di Bar Wars, di entrare nel Circolo degli Ufficiali e nella community che ormai conta oltre 2600 aderenti e pure di ottenere contributi gratuiti quali:
-il business plan per il tuo locale
– un file per il conto economico per competenza con tabella impostata per l’uso
– videocorso di 6 ore su “I segreti delle grandi multinazionali nel settore bar” che di norma costa € 597
– L’ABC per fare una lista clienti
Altri supporti elaborati da Bar Wars, come i tutorial per fare campagne in Facebook o utilizzare Google Ads, sono disponibili sulla piattaforma Bar Wars a cui portano altri QRCode.