Alla cortese attenzione del
Professore Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri
e per conoscenza a
Nunzia Catalfo, Ministro del Lavoro
Stefano Patuanelli, Ministero dello Sviluppo Economico
Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Roberto Speranza, Ministero della Salute
Gentile Presidente Conte,
Le scriviamo a nome di centinaia di locali di tutta Italia. Da Nord a Sud, da Est a Ovest del nostro Paese. Sappiamo che sta passando un brutto momento e gestendo una delle situazioni più drammatiche degli ultimi settant’anni. Per questo siamo con Lei. Speriamo finisca in fretta, auspichiamo di poter tirare il fiato e in un ritorno degli Italiani a godere delle loro abitudini, anche se in parte modificate.
Si ricorda l’ aperitivo nel suo bar preferito? Quanto Le mancano un drink in compagnia, due parole in un ristorante intimo e romantico, l’uscita con un gruppo di amici? Si ricorda la “pizzata” dopo la partitella di calcetto o la cena di lavoro per concludere un importante contratto? Si ricorda la mangiata di pesce in riva al mare su un tavolino traballante, ma con una vista mozzafiato? Si ricorda l’aperitivo al tavolino del caffè storico quando ha visitato Piazza San Marco? Quanto Le manca tutto ciò? Quanto manca agli Italiani? Quanto bisogno avranno di tutto questo i nostri concittadini e quanto è importante per la fantastica immagine di ospitalità che abbiamo nel mondo?
Il nostro settore, storicamente, è parte integrante della tradizione, della cultura e dell’economia del nostro Paese.
Per favore Signor Presidente, non permetta che tutta questa magia creata da un intero settore, quello dell’ospitalità, vada persa.
Non permetta che il savoir-faire e lo charme italiano cessino di esistere.
Non permetta che tutti quei luoghi fantastici chiamati “bar” o “caffè”, caratteristici e unici nel mondo, scompaiano.
Non permetta che al loro ritorno in Italia e i turisti stranieri trovino chiusi i loro locali del cuore.
Non permetta che bar e ristoranti (nel settore dell’ospitalità siamo riconosciuti maestri dell’accoglienza in tutto il mondo) chiudano i battenti per cause indipendenti dalla loro volontà di contribuire alla crescita del prestigio nazionale che da decenni stanno alimentando.
Non permetta che tanti lavoratori siano licenziati perché il datore di lavoro non potrà più permettersi di rialzare la saracinesca.
Non permetta che tutto ciò che è connesso a questo mondo svanisca.
So che ora la sfida più grande è sconfiggere questo nemico. Non lo mettiamo in dubbio e siamo i primi a sostenerla. Pensiamo però che parallelamente si dovrebbero programmare le linee guida in vista della riapertura.
Concordando i prossimi step con i maggiori esperti del settore: i titolari di bar e ristoranti.
Quello che si legge, le informazioni e previsioni disponibili ora, sono allarmanti. Non possiamo riaprire le nostre attività con tutte le restrizioni ad oggi ipotizzate.
Sono misure purtroppo non sostenibili perché la maggior parte dei bar e ristoranti italiani è di piccole dimensioni.
Sono restrizioni che ci porterebbero al collasso delle imprese, perché dovendo rispettare le norme previste sul distanziamento, prevediamo un calo di fatturato del 60-70-80%. E sulle nostre spalle si accumulerebbero gli stessi costi fissi di cui eravamo gravati prima dell’emergenza.
Siamo disposti a tenere chiuse le attività per tutto il tempo che il suo Governo lo riterrà necessario, ma per fare questo, abbiamo bisogno del Suo sostegno.
Le chiediamo aiuto ora, Signor Presidente, perché abbiamo bisogno che Lei ci manifesti concretamente la sua solidarietà e il suo sostegno, con azioni reali e concrete almeno fino a dicembre 2020. In quanto la ripresa sarà lunga e sarà la vera sfida.
Quello che noi TUTTI chiediamo è:
- Sospensione degli affitti durante l’emergenza con credito imposta 100% al locatore per i mesi di chiusura forzata. Adeguamento del canone al 50% sino a dicembre, in base al ridimensionamento del flusso di affari, ammortizzando la differenza con zero tassazione o credito d’ imposta al locatore.
- Sospensione di tutti gli adempimenti fiscali, dei versamenti contributivi, dei mutui e delle cartelle esattoriali per tutto il periodo dell’emergenza. Annullamento della tassazione dall’inizio emergenza Covid-19 alla fine dell’anno in corso. Anno fiscale bianco.
- Politica di agevolazione contributiva per le micro imprese che non licenziano.
- Creazione di un fondo economico specifico per il settore bar/ristorazione che copra tutte le spese non bloccate (affitti, fornitori, suolo pubblico) per le attività di settore con fatturato non superiore a 1.000.000,00 di euro
- Istituzione di una “flat tax” del 15% per i 6 anni a venire.
- Revisione di norme e costi per la gestione del suolo pubblico in concessione ai bar/ristoranti.
- Riduzione Iva.
- Azzeramento delle commissioni bancarie/pos.
- Revisione dei costi di energie e utenze.
- Revisione dell’obbligo dei 2 metri tra i tavoli giustificata, secondo le ipotesi da noi lette, dal passaggio del cameriere che però, indossando obbligatoriamente una mascherina, non diventerebbe portatore di contagio.
- Le chiediamo di non gravare l’esercente di sanzioni nel caso di mancato rispetto delle distanze interpersonali tra clienti previste, nonostante apposite indicazioni affisse e comunicate. Nel DPCM precedente la chiusura totale eravamo le poche attività commerciali in cui il gestore pagava per negligenza del cliente.
- Credito d’imposta del 50% e contributi a fondo perduto per l’approvvigionamento di “igienizzante mani” da fornire al pubblico se questo sarà d’obbligo per noi.
13. Contributo a fondo perduto e credito di imposta del 50% per le spese sostenute per l’acquisto di presidi di protezione obbligatori per il personale (mascherine, guanti monouso ecc.) e per tutto ciò che sarà necessario per adeguarsi alle nuove normative (plexiglass parafiato, apparati disinfezione ecc.). Garanzia di approvvigionamento a prezzo equo dei sopracitati materiali.
- Le chiediamo di non limitare la chiusura delle attività alle ore 18.00. Tanti di noi aprono proprio a quell’ora per la tipologia del locale. Tutto questo sino al riallineamento al fatturato dell’anno 2019
Signor Presidente, Le parliamo con il cuore in mano, come piccoli imprenditori.
Le parliamo da cittadini italiani, rispettosi delle regole, ma che non vogliono né licenziare né chiudere le loro attività.
Le parliamo da persone che hanno bisogno di essere sostenute.
Fiduciosi, restiamo in attesa di un Suo cortese cenno di riscontro.
Cordiali saluti