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Ci accompagna da un paio di secoli, anche se nel tempo si è trasformato e ad oggi si conoscono tante varianti: parliamo uno dei drink più bevuti e ordinati ovvero lo Spritz!

Tre sono gli elementi fondamentali ed imprescindibili per gustare e prepararlo secondo la ricetta orginale: il vino bianco tassativamente fermo, non frizzante, quindi niente Prosecco; il bicchiere contenuto, non smisurato; il ghiaccio solo un accenno, perché troppo annacqua non esaltando i sapori. 

La parola Spritz viene dal verbo tedesco spritzen, spruzzare. Durante l’occupazione ottocentesca di Venezia, gli austriaci presero l’abitudine, per abbassarne il tasso alcolico, di spruzzare in un bicchiere di vino bianco del seltz, acqua minerale fortemente gasata: così ebbe origine il vin sprizato, più  sinteticamente Spritz, appunto!

Si poteva gustare la ricetta originale appoggiati al banco di un “bàcaro (osteria, bar)”, bevendolo “liscio”: quindi vino e seltz, o con acqua gasata. Lo si poteva accompagnare con qualche mandorla secca, arachidi o uova sode con qualche granello di sale. In genere gli adolescenti veneziani venivano introdotti dai padri o fratelli maggiori al rito dello Spritz!

Presto questa ricetta venne arricchita da varianti e diverse possibilità: ai due ingredienti base, vino fermo e una spruzzata di seltz, si aggiunse dell’Aperol, o del Select, o del Bitter Campari.

Ogni città del Triveneto ha rivendicato nel tempo piccole sfaccettature nella ricetta: se a Padova si va di vino bianco frizzante, a Udine è d’obbligo il Tocai Friulano. Spazio alla fantasia anche nelle colorazioni: oltre all’arcinota variante con il Campari o l’Aperol sopracitate, ne esistono anche con amari scuri come China Martini o Cynar che sostituiscono degnamente i bitter.

Lo Spritz è amato e diffusissimo anche nel resto d’Italia come drink da consumare prima di cena, sia con il nome attuale che con le denominazioni tradizionali che la bevanda ha acquisito storicamente nelle varie regioni.Nel bresciano ad esempio si chiama Pirlo (vino bianco fermo, Campari ed eventualmente acqua frizzante), mentre nella vecchia Milano gli avventori ordinavano un Bianchin sprüzzà (bianco frizzante e Bitter Campari) o un Campari Soda smezzato in due bicchieri di vino bianco. Spruzzato è un termine che ancora oggi si può ritrovare in Piemonte e contraddistingue lo spritz versione sabauda (vermouth, seltz e ghiaccio), mentre in Liguria è, o piuttosto era, comune il Biancoamaro, ovvero una spruzzata di vermouth in un calice di vino bianco!

 

 

 

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