Diventato oramai un luogo comune in molte delle nostre città, il Bistrot in realtà non è solo uno spazio fisico, ma un vero e proprio teatro con regole precise, fantasie ed attori ben precisi. In questo libro, Un etnologo al Bistrot, Marc Augé ce lo dimostra.

Il Bistrot è un modello di locale pubblico davvero particolare, perché ciò che è importante lì dentro, tra quella gente precisa, sono prima di tutto le relazioni. Relazioni con tutto e tutti: altre persone, clienti, staff, camerieri, oggetti, i propri desideri. Già, perché sembra proprio che nel Bistrot tutto acquisti un valore particolare, come se fossimo trasportati in un’altra dimensione. Marc Augé scrive un libro che è a metà tra un saggio e un pezzo di storia, generale e personale: Un etnologo al Bistrot è un’esplorazione, appunto, del grande teatro del Bistrot e di tutte le dinamiche e gli attori che vi si avvicendano.

L’autore fa quindi un percorso all’indietro nella propria vita, ricordando i suoi Bistrot ed i suoi momenti; ci passa tutte le sue emozioni e i suoi ricordi. Poi però, da etnologo, è preciso nel dimostrare come questo particolare tipo di locale sia il regno delle relazioni di superficie, “quelle in cui il gesto dello scambio importa più di ciò che lo motiva”. Non so se avete mai avuto l’occasione di entrare in un locale del genere, ma se vi capita, provate ad avvicinarvi all’ora di punta, quando scoprirete piccolissimi gesti che nascondono mondi immensi.

Un modello, quello del Bistrot, che è nato in Francia, e che la Francia ha poi esportato in tutto il mondo. Oggi, solo a sentirlo nominare il Bistrot regala immagini precise a chi lo ascolta. E in molte città, il Bistrot è diventato un vero e proprio “spazio urbano caratteristico”, luogo di ritrovo, certezza, passaggio. Un luogo in cui far nascere o morire storie, ritrovare o perdere se stessi, degustare cibi e bevande sfiziose…un luogo di incontri!