Una nuova vodka di Chernobyl arriva direttamente dalla zona in cui è avvenuto il disastro nucleare, dove da qualche tempo infatti la segale non è più radioattiva.
Il progetto è stato lanciato da alcuni ricercatori britannici che hanno dato il via al progetto di una distilleria che sorge vicino alla centrale. La segale infatti non è più radioattiva, e quindi si può tornare a produrre vodka.
La nuova vodka di Chernobyl inizia il suo percorso in un campo di segale coltivato non lontano dalla centrale nucleare. I chicchi delle spighe hanno prodotto, dopo distillazione, la vodka di Chernobyl, Atomik, che è il primo prodotto alimentare che proviene dalla zona di esclusione abbandonata dal 26 aprile del 1986.
Il risultato è che il prodotto non è più radioattivo di qualsiasi altra vodka, proprio come ha spiegato Jim Smith, professore di Scienze ambientali all’università di Portsmouth che ha seguito tutto il progetto e che punta a sottolineare come da quel territorio possa nascere ancora molto.
I chicchi non hanno nulla di pericoloso, e Smith ha spiegato: “Qualsiasi chimico può spiegare che nel processo di distillazione le impurità radioattive restano fra le scorie. Abbiamo chiesto ai nostri colleghi dell’università di Southampton di controllare con gli strumenti del loro laboratorio specializzato se c’era ancora radioattività e non hanno trovato nulla».
Una vodka di Chernobyl artigianale che proviene quindi dalla zona del più grande disastro nucleare della storia. In quella terra le condizioni economiche sono ancora molto difficili, così come le condizioni ambientali. Sempre Smith spiega: “Esistono punti caldi ancora radioattivi nella zona di esclusione, ma nella maggior parte del territorio la contaminazione è inferiore a quella che si potrebbe misurare in altre parti del mondo con radiazioni naturali relativamente elevate. Dopo trent’anni penso che il problema più importante dell’area sia lo sviluppo economico, non la radioattività”.
Nasce quindi la Chernobyl Spirit Company che mira a lanciare nel mercato la vodka di Chernobyl, con una produzione di 500 bottiglie per cominciare, con l’obiettivo di aiutare economicamente le famiglie.
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