Si è parlato a lungo degli effetti dell’alcol sul cuore sia di quelli benefici, legati al consumo moderato (proprietà antiossidanti ed anti aggreganti), sia di quelli deleteri (miocardiopatia dilatati) associati ad un uso eccessivo e prolungato.
Di aritmie cardiache e alcol ne parlò nel 1978 Philip Ettiger che descrisse gli effetti pro-aritmici (con fibrillazione atriale) in persone sane poco dopo un’ubriacatura.
All’epoca un caso molto raro ora diventato talmente comune che i pronto soccorso europei sono la tappa finale delle serate di ragazzi.
Qualche mese fa, sull’European Heart Journal, un articolo è stato pubblicato in occasione dell’October Fest che ha chiuso i festeggiamenti il 3 ottobre e dove sono stati consumati oltre 7 milioni di litri di birra.
In tale occasione sono stati studiati 3028 (2123 uomini e 905 donne età media 35 anni) durante una delle giornate della festa e sottoposti ad elettrocardiogramma con smartphone, ad alcol test e all’esame della concentrazione di alcol nel respiro. È stato anche somministrato un questionario per valutare le abitudini di vita e le eventuali malattie.
Gran parte dei partecipanti non aveva una storia di patologie cardiache mentre il 5.8% soffriva di disturbi cardiaci. Il 6.1%, infine, prendeva almeno una medicina per malattie di altri organi.
Il tasso alcolemico medio era di 0.85 g/Kg. L’alcolemia è considerata nella norma se risulta inferiore a 0.50 g/kg .
Il 30.5% dei partecipanti registrava aritmie nel tracciato e nel 5.8% dei soggetti extrasistole importanti o fibrillazione atriale. La presenza delle aritmie, ed in particolare della fibrillazione atriale, era in correlazione con l’aumentare dell’indice alcolemico.
L’alcol, dunque, anche in persone sane rischia di avere effetti deleteri: può indurre prolungamento nella conduzione dell’impulso elettrico cardiaco e aumentare l’attività del sistema nervoso simpatico.
di Fabio Renzetti
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