Il panino italiano è uno degli alimenti preferiti dalla popolazione, anche perché racchiude materie prime dei vari territori. Nasce così una certificazione di questo prodotto. Ecco l’articolo che riceviamo da HostMilano.
Croccante, ricco di sapore e materie prime del territorio, gustoso e comodo: il panino italiano è una presenza fissa che ci accompagna fin da bambini, assicurando un pasto veloce e completo. Alti e bassi, morbidi o croccanti, chiari o scuri sono diventato negli ultimi anni l’emblema della diversità regionale italiana, perché “pescano” dalle tradizioni dell’arte bianca locale, tanto diversa quanto quasi sono le città e i borghi italiani. Ma anche dai prodotti del territorio, siano salumi, vegetali o formaggi, e chi più ne ha più ne metta. Certo, di panini ce ne sono di tutti i tipi, belli e brutti ma soprattutto realizzati al momento con ingredienti di qualità o preparati industrialmente e distribuiti en masse. Oggi per valorizzare la prima modalità, piccola bandiera del made in Italy, c’è il panino italiano certificato. Abbiamo chiesto spiegazioni a Barbara Rizzardini, direttrice di Fondazione Accademia del Panino Italiano, l’ente no profit che ha ideato l’iniziativa.
“Nel mondo è aumentato il consumo di “paninis” che non seguono il concetto italiano, da qui l’idea di tutelarne il nome – mette subito in chiaro Rizzardini -. La Fondazione è nata da un’idea di Panino Giusto, ma è diventata per volontà dei suoi fondatori aperta a tutta la concorrenza, perché il Panino Italiano possa crescere come valore per tutti. L’obiettivo è insomma dare una identità chiara al panino italiano e ai suoi valori: maestria, creatività e territorio”.
Veicolo principale della diffusione di questo concetto è l’App dedicata, un vero e proprio strumento di comunicazione che contiene un elenco geolocalizzato di locali che propongono panini “espresso”, ovvero fatti al momento. Poi ci sono in evidenza i panini certificati. Ognuno “raccontato” in tre momenti. La creatività, in cui in un’infografica il creatore “spiega” il panino, la Maestria, in cui si mostra in un video la realizzazione dello stesso, e il Territorio, con la tracciabilità dei prodotti ed eventualmente il racconto dei produttori. Ma quali sono i requisiti del panino italiano certificato? Spiega ancora Rizzardini: “Abbiamo un disciplinare che identifica i parametri e che permette la valutazione delle richieste. Partiamo dal pane: deve essere fatto con una ricettazione tradizionale italiana. Non volevamo limitarci a una nicchia, come potrebbe essere quella del lievito madre o dell’uso di farine al 100% italiane. Quanto alla farina, bisogna dichiararne l’origine, come si fa con tutti gli altri ingredienti”.
Al momento ci sono 15 panini certificati in tutta Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, ma tutti italiani. Vari i “creatori”, dal locali della ristorazione veloce di qualità, al bar, alla panetteria, quella milanese di Davide Longoni che tra l’altro ha una modalità particolare di servire i panini: scomposti, vengono assemblati al momento, da lui o dal cliente.
Quali sono i vantaggi per i locali che conseguono la certificazione? “Una volta certificato il panino, al locale viene concesso il logo del Panino italiano certificato a uso collettivo, ma diamo anche supporto alla comunicazione con un QR Code, vetrofanie, un magazine che racconta il mondo del panino e l’app, che è il mezzo di comunicazione principale”. C’è un costo, ma la fondazione, è senza scopo di lucro. Il che significa che tutti gli incassi sono reinvestiti nel comunicare il progetto.
Che obiettivi vi siete dati? “Sui panini certificati valutiamo le richieste man mano che arrivano. La nostra app però intende anche censire a livello mondiale tutti i locali che fanno panini espresso. Ad oggi abbiamo 1200 locali inseriti in Italia, ma nel corso del 2019 vogliamo arrivare a 7mila, in tutto il mondo” conclude Rizzardi.
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