Già da un po di anni, quando c’è una notizia alla televisione che riguarda i barman, solitamente dove li vedi e come li presentano?
- Intenti a far volteggiare boston shaker e bottiglie;
- versare a doppie mani quantità inusuali di alcol nei bicchieri;
- mescita dei prodotti senza possibilità di dosarli ed equilibrarli nei cocktail e long drink;
- mai una divisa che distingua il particolare servizio che esegue;
- folle animate davanti al banco che certamente non permettono la personalizzazione del drink ed il colloquio col cliente; ecc…
Questa è l’immagine, a parer dei media, che oggi danno del barman dietro al banco.
Personalmente, dall’alto della mia età professionale, guardo il mio mestiere con l’apprensione che si evolva molto male e che si estingua un modo, uno stile e una capacità di essere barman. Sopratutto in questo periodo che si demonizza l’alcol con tutte le leggi sui divieti di bere.
Con il proibizionismo sono convinto che si raggiunga l’obiettivo opposto e non si risolva il problema. Molto più efficiente sarebbe una soluzione più efficace, concedendo l’autorizzazione per la somministrazione dell’alcol solo a chi è abilitato con certificata capacità e professionalità. Inoltre dotando i bicchieri di specifiche tacche che quantificano la quantità per qualità del prodotto da mescere.
Benché non più giovane di mestiere, anch’io sono propenso al rinnovamento ed adeguamento per ringiovanire il lavoro del bar adeguato all’attuale vita sfrenata dei giovani, ma mi sembra che tutto ciò possa cancellare decenni di professionalità profusa da colleghi Bartender e valorizzata in tutti i tipi di locali: bar, cocktail bar, alberghi, ristoranti, piano bar, dancing, discoteche ecc.. Professionisti che hanno educato e divulgato il bere bene e consapevole ad una vasta clientela a bere l’alcol moderatamente, ed arricchito di umanità e intrattenimento l’angolo bar.
Quali sono principalmente le qualità che distinguono un barman:
- maturità ed esperienza di vita e di lavoro;
- conoscenza delle lingue e debita cultura;
- capacità psicologica di capire e soddisfare il cliente, capacità dirigenziali, ma sopratutto la capacità di interloquire ed intrattenere il cliente al banco bar.
Ora mi rivolgo al collega e presidente AIBES (Associazione Italiana Barman e Sostenitori) Giorgio Fadda, che conosco, lo stimo come uomo e come professionista e le sono affettuosamente amico da decenni, per chiederle un parere. A Lui che presiede questa grande associazione di maestri della mixologia e del savoir faire dietro al banco bar.
Quali sono le future prospettive per il nostro mestiere?
Cosa sarà del nostro tipo di lavoro se anche nelle scuole alberghiere, fino all’anno scorso, era necessario insegnare il free style per avere debita attenzione degli alunni alle lezioni di bar?
Chi insegnerà ai giovani che l’alcol va bevuto con parsimonia degustandolo e non per sballarsi?
Presidente, tu che appartieni alla categoria dei BARMAN in giacca bianca, vuoi darmi una risposta per capire quale sarà il futuro del nostro mestiere e cosa posso ancora tramandare io del mio sapere professionale in questo attuale contesto?
Peppino Manzi
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