Letteralmente tradotto significa “l’ultima parola”, ed è un drink che spopolava durante il proibizionismo, soprattutto negli anni venti a Detroit. Di questo cocktail si parla anche molto nel libro Bottom’s up di Tend Spencer, del 1951, famoso nel mercato statunitense. Dopo questo periodo, The last word cadde però nel dimenticatoio. Oggi noi di bar.it vogliamo riprenderlo in mano, rimettere l’attenzione su questo drink.
Ecco le dosi:

un once di gin aromatico (martin’s miller);
1\2 once di maraschino;
1\2 once di chartreuse verde;
1\2 lime spremuto.
The last word è un drink aromatico per via del martin’s Miller, erbaceo grazie alle 130 erbe di cui è composto lo chartreuse verde, un liquore dolce di colore verde chiaro prodotto dai monaci certosini nel monastero della chartreuse, da cui prende il nome. Ma il cocktail The last word è anche fruttato e dolce grazie alla presenza del maraschino (liquore dolce di origine dalmata a base di ciliegie viscioline o amarene). Il drink va shakerato con ghiaccio a cubi in un continental – sheridan o Boston – con per 10 o 12 secondi a seconda della tipologia del ghiaccio a disposizione. Se il ghiaccio si scioglie prima è consigliabile scuoterlo per minor tempo. Una volta shakerato va filtrato due volte in una coppetta Martini precedentemente raffreddata e guarnito con una rondella o spicchio di lime e ciliegia viscisciola sul bordo del bicchiere.
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