Abbiamo intervistato Daniel Castiglia, barman che lavora presso Fonderie Milanesi, dove propone cocktail semplici ma con un tocco di estrosità, utilizzando molti prodotti homemade.
Quando hai iniziato ad appassionarti al mestiere di barman?
Nel 2005, in un bar diurno, in piazza S.Carlo, lavoravo dall’apertura fino all’orario aperitivo. Lì ho iniziato ad appassionarmi alla miscelazione e a prendere confidenza con la merceologia. Da quel momento è stato amore!
Come hai cominciato? Quali sono state le prime esperienze?
Lavoravo ancora in un bar diurno e volevo frequentare dei corsi di Bartending, ed ho chiesto al mio capo di allora se potesse aiutarmi a trovare una buona scuola. Ma la risposta è stata: “vuoi imparare a fare il Barman? Quando stacchi vai nell’altro locale, affiancati e impara! Ah, ovviamente non ti do una lira di più”! Così ho iniziato con tanto impegno e senza retribuzione.
Chi sono stati i tuoi maestri? Quali le figure più importanti della tua carriera?
Non ho avuto maestri famosi nella scena attuale del Bartending, ma ogni titolare, ogni barman con il quale ho collaborato, mi ha arricchito professionalmente e dato la voglia di proseguire. Mi ispiro ai nomi di un tempo come Jerry Thomas.
Che cosa vuol dire per te fare il barman?
Passione, studio, dedizione, curiosità, umiltà. Questi, a mio avviso, sono gli ingredienti essenziali per intraprendere questa carriera.
Quali sono gli ingredienti che usi maggiormente, e perché?
Zucchero liquido, lime e Vodka, lo trovo un mix molto neutro con il quale posso giocare con bitter o sciroppi aromatizzati homemade.
Qual è il rapporto col cliente? Che cosa vuoi trasmettere a chi viene nel tuo locale?
Cerco sempre di mettere il cliente a proprio agio per poter personalizzare e costruire in base ai suoi gusti il suo drink e renderlo il più soddisfatto possibile. La sua soddisfazione è la mia soddisfazione.
Quali sono i cocktail che ami fare di più, e perché?
Sono affascinato dai grandi classici, mi piace raccontare al cliente la nascita del drink, la ricetta, i sapori e raccontare un po’ dei Bartender che ci hanno lasciato in eredità drink come il Negroni o un Martini Cocktail.
Ami usare prodotti homemade? Se sì, quali?
I prodotti homemade li preferisco ai prodotti finiti, mi diverto con sciroppi e sode aromatizzate.
Qual è il tuo rapporto con la cucina? Crei degli abbinamenti tra cibo e cocktail?
Non che non mi piaccia, ma è un servizio che richiede tempi di preparazione molto lunghi; Fonderie Milanesi, il locale dove lavoro, ha un alto flusso di lavoro.
Se pensi al tuo locale ideale, quali caratteristiche dovrebbe avere?
L’idea è semplice! Un Pianobar Anni 70′ in cui mi piacerebbe alternare serate Jazz, Cabaret…divertirsi gustando un buon drink e magari anche una buona cena.
Tre aggettivi con cui ami descriverti…
Ottimista, estroso, pignolo.
Tre aggettivi per descrivere i tuoi cocktail…
Morbidi, curati e semplici.
Le foto sono state realizzate da Gianluca Piacentino
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