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vino kosher

Sono i vini kosher che da qualche tempo hanno conquistato il mercato italiano, con prodotti come il Gavi o l’Amarone. Una tradizione che si lega alla religione, e che porta a regole precise nel processo di produzione.

Produrre il vino kosher non è infatti così facile, visto che molto stretto è i legame con le pratiche religiose ebraiche. Per chiamarsi kosher il vino deve seguire tappe ben precise sia nella coltura in vite e sia nella vinificazione. Se entra sul mercato il vino kosher è “idoneo”. Gli inizi risalgono a ben 140 anni fa, quando nel 1882 si fondò la prima cantina in Israele (la Carmel); da lì in avanti è stato un vero successo, con decine di aziende che oggi popolano il mercato.

vini kosher

In Italia la comunità ebraica conta più di 35.000 persone, e dall’export arrivano potenzialità importanti: ecco perché i vignaioli italiani sono molto interessati al vino kosher. Un’azienda italiana ha iniziato a produrre il Gavi secondo i metodi kosher nel 2015, e ne deriva un vino che autofermenta e che è totalmente naturale. La produzione avviene sotto il controllo del rabbino, che visita la cantina e verifica l’attrezzatura, oltre a fare poi tutte le operazioni naturali per far sì che il vino sia kosher. Le vasche sono pulite ogni volta per essere purificate, e i grappoli sono raccolti solo dal 4° anno di vita della pianta, e ogni 7 anni la vite è lasciata a riposo. L’intervento dell’uomo è ridotto al minimo, e così il vino è senza additivi, naturale e con molte possibilità di sviluppo. In Italia sono decine e decine le cantine che hanno certificazione kosher, con prodotti come il Gavi, l’Amarone, il Chianti Classico e il rosso di Montalcino.

vino kosher in italia

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