Pubblichiamo di seguito una lettera che il Presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani, ha voluto dedicare a tutti gli operatori di settore che stanno vivendo in questo periodo un grave momento di difficoltà a causa della chiusura forzata.
Cari amici imprenditori,
a distanza di qualche settimana Vi scrivo nuovamente.
Stavolta lo faccio allargando la comunicazione anche ai colleghi riuniti in un neonato Comitato Permanente, che mi hanno co-indirizzato pochi giorni fa un pubblico appello, nel quale elencano i bisogni primari ed urgenti di cui il settore avrebbe bisogno.
Raccolgo questa occasione per una riflessione ulteriore, che riguarda anche la vita associativa. Oggi stanno nascendo nuovi gruppi di opinione e di proposta anche all’interno del nostro settore: è fisiologico in un momento di forte preoccupazione -a volte disperazione- individuale e collettiva, che alimentano il bisogno di confronto e animano la volontà di non rimanere inermi di fronte all’incertezza. Queste nuove forme di aggregazione incrociano talvolta il timore di non essere adeguatamente rappresentati, o forse non riescono a raccogliere e percepire il valore, la qualità, addirittura l’esistenza, del presidio sindacale, che pur come Fipe riteniamo di aver con grande forza attivato.
Anche se proprio il “movimentismo” rischia di creare dispersione e confusione, a partire dall’indebolimento di un’interlocuzione istituzionale che privilegia la sintesi, senza dubbio rimane un’opzione legittima e persino comprensibile. Non dobbiamo dimenticare che, tuttavia, dal gruppo di opinione alla rappresentanza associativa il passo non è affatto breve, né scontato.
Associazioni di categoria forti, strutturate e utili necessitano, infatti, di tempo per maturare competenze e organizzazione, di processi lunghi per qualificarsi nelle relazioni e di grandi numeri per contare nei fatti. Non nascono dall’emergenza, ma proprio nell’emergenza possono dispiegare alcune tra le loro migliori qualità. Non sono entità astratte, a cui indirizzare malumori o richieste nei momenti di difficoltà, ma sono la casa comune degli operatori del settore, da loro stessi costruita nel tempo, con il collante dei valori sindacali e grazie alla disponibilità a sacrificare tempo (e qualche denaro) per la loro gestione.
Le grandi Associazioni sono grandi, anche ma non solo nei numeri, e sanno di essere un’appendice vitale dell’organizzazione aziendale, da consolidare e migliorare, ogni giorno e nei periodi di “pace”, anche con la partecipazione attiva, portando esigenze, conoscenze, bisogni e, quando serve, anche costruttive critiche.
Molti di Voi sono o conoscono bene la passione, l’impegno e i sacrifici di tanti nostri dirigenti sindacali che, su tutto il territorio nazionale, si spendono, giorno dopo giorno, per rafforzare questa idea di Associazione: non tutti gli imprenditori sono disposti a questo impegno, che porta certo qualche soddisfazione, ma più spesso fatica e rinunce.
Questa crisi cambierà tante cose, e tante le ha già cambiate: mi auguro possa portare anche ad una nuova consapevolezza generale e ad un rispetto più profondo circa il valore della Rappresentanza e dell’Associazionismo.
Ciò precisato, con il rispetto e il garbo dovuto ad imprenditori in difficoltà, però consapevole delle responsabilità e orgoglioso di quello che sta facendo Fipe, sarebbe grave se un Presidente di categoria, nell’ambito di un sistema organizzativo ampio ed articolato, non avesse il polso della situazione, in particolare in un momento così drammatico.
Tante richieste per il settore, anche di quelle che si leggono in questi giorni, erano già state valutate e fatte rientrare, grazie all’azione congiunta con Confcommercio, nel D.L. “Cura Italia”: penso all’estensione degli ammortizzatori sociali anche alle imprese con meno di 15 dipendenti, al differimento delle prime scadenze fiscali e contributive, al rafforzamento della dotazione del Fondo Centrale di Garanzia per il credito.
Ora siamo concentrati sull’annunciato Decreto Legge di Aprile, affinché si rafforzino le misure a sostegno della liquidità delle imprese, tanto in termini di “moratoria fiscale” e di ristoro di cadute di fatturato e di danni, quanto di impulso all’erogazione del Credito e di riconoscimento sul piano delle relazioni commerciali e dei rapporti contrattuali della conseguenza dell’epidemia Covid-19 come “causa di forza maggiore”, oltre ad altri interventi sul terreno sociale e della difesa del lavoro, dipendente e autonomo.
Non perdiamo di vista però “il dopo”. Con realismo siamo consapevoli che qualsiasi contributo pubblico non compenserà mai integralmente i danni -cessanti ed emergenti- scaricati sulle imprese; così come siamo consci che una normalità richiederà tempi medio/lunghi, soprattutto nel settore della socialità che è quello dei Pubblici Esercizi, che probabilmente saranno tra gli ultimi a riaprire.
Lavoriamo, però, per ripartire e per ripartire serviranno nuove più semplici regole, politiche innovative, risorse a sostegno di buoni investimenti mirati a dare impulso alla domanda.
Mario Draghi ha detto con una frase molto ripresa che: “i costi dell’esitazione potrebbero essere irreversibili”. Una grande verità, come quella, peraltro, che non ci sarà più il futuro di una volta, che ci costringerà, con un paradosso temporale, ad inventarci un futuro che solo qualche settimana fa non esisteva.
Con questo spirito e impegno, rinnovo la vicinanza e la solidarietà a tutti Voi, consapevole dei bisogni e delle aspettative e, quindi, anche delle relative responsabilità.